Petrolio nel Po, la Cassazione conferma il disastro colposo
25 Luglio 2017 17:50
Nel febbraio 2010 un’onda nera fatta di petrolio e idrocarburi si riversò in Lambro e poi in Po, inquinando in maniera pesantissima un lungo tratto del fiume in territorio piacentino, venendo solo in parte fermata dalla barriera di Isola Serafini.
Nei giorni scorsi la Corte di cassazione ha confermato che “lo scempio ambientale alla Lombarda Petroli fu voluto dal titolare per sottrarre i prodotti al pagamento delle accise, anche se pensava che lo sversamento si sarebbe limitato all’area della sua azienda: quindi si tratta di disastro colposo e non doloso”.
La Corte ha condannato il custode e uno dei proprietari dello stabilimento, tra l’altro, per disastro colposo, riconoscendo la responsabilità civile della società Lombarda Petroli.
Anche il Comune di Piacenza, così come quello di Monza e altre municipalità, si costituì parte civile, accanto a quattro Ministeri, l’Agenzia delle Dogane, le Regioni Emilia Romagna e Lombardia, Enel Green Power e diverse associazioni ambientaliste. Il sindaco di Piacenza, al tempo, aveva dovuto vietare l’uso dell’acqua per scopi agricoli per una settimana.
Ora le Amministrazioni coinvolte attenderanno le motivazioni della sentenza per intraprendere l’azione civile nei confronti dei colpevoli e di Lombarda Petroli, società oggi posta in liquidazione, al fine del recupero dei danni ambientali patiti dai loro territori e delle spese sostenute per far fronte al disastro. Il sito, dopo la cessazione dell’attività, è ancora oggi in attesa di essere bonificato.
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