Due anni fa la drammatica alluvione. Ornella Degradi: “Abbandonata dalle istituzioni”
14 Settembre 2017 05:50
“Sono molto arrabbiata. Non ho più saputo niente di mio marito, penso che non sia stato fatto tutto il possibile per trovarlo. Non sento la vicinanza delle istituzioni, per fortuna ci sono i miei amici e c’è la gente del paese che mi sta vicino e mi dà conforto. Non è possibile che una strada crolli nel 2015 senza colpevoli. Io chiedo giustizia per i miei cari”.
A parlare è Ornella Degradi, moglie di Filippo Agnelli e mamma di Luigi, entrambi morti in seguito al crollo del tratto di strada a Recesio, nel comune di Bettola, la notte del 14 settembre 2015 quando l’area fu colpita da una devastante alluvione.
Quella notte il Nure si era ingigantito travolgendo tutto ciò che trovava sul suo percorso. Luigi, 42 anni, aveva scritto su Facebook il terrore provato nel vedere il fiume che con un’ondata altissima aveva superato il ponte del paese. Poi era partito in auto insieme al padre Filippo che quella mattina aveva fissato una visita medica in Lombardia. La paura sembrava passata ma, pochi minuti dopo, ad attenderli c’era un destino crudele. La strada nei pressi di Recesio non c’era più. L’asfalto crollato e inghiottito dal Nure aveva provocato una densa foschia e sotto c’era soltanto l’acqua.
Pochi istanti prima, il fiume aveva già strappato la vita a Luigi Albertelli, guardia giurata dell’Ivri che si stava dirigendo verso Bettola proprio a causa delle segnalazioni relative all’alluvione. La corrente ha trascinato per alcuni chilometri le due vetture.
Una terza auto era precipitata nel fiume ma Massimo Chiavazzo, volontario del Soccorso Alpino, era riuscito miracolosamente a salvarsi. Le ricerche delle squadre di volontari hanno consentito di trovare il corpo di Luigi Agnelli il 16 settembre, poco lontano dall’auto. La speranza di ritrovare Filippo si è affievolita nel corso del tempo. Una tragedia nella tragedia per una donna che in pochi minuti ha perso tutto e che oggi urla la sua rabbia.
Le perdite umane sono state un dramma troppo grande che nessuno potrà mai risarcire. Tanti altri cittadini hanno visto le case costruite con i sacrifici di una vita avvolte dal fango. “Abbiamo avuto 17mila euro di danni ma non abbiamo ricevuto alcun rimborso perché non rientravamo nei parametri fissati dalla Regione”, lamenta un cittadino di Roncaglia.
Nella stessa frazione, travolta dall’ondata di piena all’alba del 14 settembre, è tornata solo parzialmente operativa l’azienda Compensati Bosi. “Dopo due anni – spiega il titolare Nicola Bosi – abbiamo due impianti ancora fermi. Siamo ripartiti con sacrifici indescrivibili, sono sincero: se avessi immaginato una cosa simile non so se lo avrei fatto…Pensi che ancora oggi nel capannone riafforano il fango e la polvere assorbiti dal pavimento. E’ incredibile. Ora aspettiamo i rimborsi dalla Regione, ci servono i soldi per tornare pienamente operativi Siamo fiduciosi sul loro arrivo ma non sappiamo quando sarà”.
Le domande di rimborso per le aziende andavano presentate entro il 4 settembre. I fondi sono già stati stanziati dal governo che attende di avere il numero complessivo di richieste a livello nazionale per la liquidazione dei pagamenti.
“Tutto sembra tornato alla normalità – aggiunge il farmacista di Roncaglia – ma solo all’apparenza. La verità che ad ogni allerta meteo la gente ha paura e corre a casa per prepararsi al peggio”.
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