Processo Aemilia, i carabinieri di Piacenza portano in carcere il padre di Iaquinta
02 Novembre 2018 15:22
Sono stati i carabinieri del Nucleo Investigativo di Piacenza, assieme ai colleghi di Reggio Emilia e Modena, a portare in carcere i condannati, ancora liberi, del maxi processo “Aemilia” contro la ndrangheta nella nostra regione, che ha mercoledì scorso ha chiuso il primo grado di giudizio con pesanti condanne.
Tra questi, c’è anche Giuseppe Iaquinta: il padre del’ex calciatore della Juventus e della nazionale Vincenzo (a sua volta condannato a due anni) si è visto comminare 19 anni di pena ed è stato prelevato dai carabinieri di Piacenza nella sua casa di Reggiolo per essere portato al penitenziario reggiano.
Sono stati portati in carcere anche Alfredo Amato, Carmine Belfiore, Antonio Crivaro, Antonio Muto (classe 1971), Luigi Muto, Francesco Lomonaco, Eugenio Sergio, Giuseppe Vertinelli e Palmo Vertinelli, mentre Carmine Arena e Graziano Schirone sono stati ristretti agli arresti domiciliari.
Due i piacentini coinvolti ai quali veniva contestata la partecipazione all’organizzazione mafiosa: Maurizio Cavedo, 58 anni, ex poliziotto in servizio alla Polstrada di Cremona, e l’imprenditore Pierino Vetere, 47 anni, entrambi di Castelvetro. Doppia condanna per loro: 18 anni e mese complessivi per il primo, 23 anni totali per il secondo. Tutti ricorreranno in Appello.
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