L’editoriale di Pietro Visconti, il nuovo direttore di Libertà
04 Dicembre 2018 10:39
In questa prima pagina, cari lettori, vedete stampata oltre a quella di oggi una data molto lontana: 1883. L’anno di nascita di “Libertà” è la pietra miliare di un lungo cammino insieme alla gente di Piacenza, che fa di questo giornale uno dei più antichi d’Italia. Sottolinearlo nell’articolo d’esordio da direttore non vuol certo essere un vano sfoggio di meriti, i quali peraltro spettano tutti a coloro che mi hanno preceduto. È invece il modo più impegnativo, per me, di compiere il primo passo.
Da 135 anni “Libertà” respira con la città, i paesi, le valli di un pezzo di mondo tanto appartato quanto ricco di fermenti positivi. Non per caso, a questo lembo d’Emilia spesso si guarda da fuori con cordiale invidia, perché qui si raccolgono molti dei fattori che tengono alta la qualità della vita: forte spirito civico, operosità e competenza di lavoratori e imprenditori, senso di solidarietà diffuso e ben organizzato, tasso d’occupazione record (il che non equivale sempre, va detto, a stipendi e tutele soddisfacenti), sistemi d’istruzione e servizi sanitari d’eccellenza. Poi le tracce monumentali della storia: da Palazzo Gotico a Palazzo Farnese, dalla Cattedrale a Sant’Antonino. E un territorio rurale carico di fascino, sagomato da una natura generosa e dalle fatiche dell’uomo. Più la buona tavola, che comunque non guasta.
Situazione eccellente, dunque? Sarebbe superficiale dirlo. Un patrimonio va fatto fruttare e da tempo Piacenza è a corto di forza propulsiva. Spesso sembra prevalere l’indifferenza alla condizione di (relativo) favore che qui si realizza, per tanti il ritornello “si sta bene, però…” diventa l’alibi della remissività. Naturalmente – e ci mancherebbe altro – la maggioranza è ben consapevole e orgogliosa del patrimonio di civiltà, cultura e buona amministrazione disponibile per chi vuol giocare qui le carte della sua vita. È su questi piacentini senza complessi d’inferiorità che bisogna contare per cambiare marcia.
Un giornale deve mettere a fuoco potenzialità e freni del territorio al quale dà voce. In un ideale check up del paziente-Piacenza, la mancanza di convinzione nei propri mezzi è la prima debolezza da curare. Proveremo a cercare anche noi qualche antidoto, a mettere in primo piano le positività. Senza la presunzione di indicare inesistenti soluzioni miracolistiche. Ma con la determinazione di seminare fiducia, voglia di unire forze e intelligenze, propensione ad aprire strade di futuro. È una sfida che continua e i giornalisti di “Libertà” hanno la professionalità e l’entusiasmo per reggerla, anche nei modi nuovi – leggi informazione online – dettati dalla rivoluzione tecnologica.
Importanti banchi di prova sono già in agenda. Facile indicarne alcuni. La logistica è diventata un Giano bifronte: crea occupazione come ormai nessuna azienda industriale, ma al prezzo di mangiarsi pezzi pregiati di campagna e sconvolgere la tranquillità delle frazioni. È il momento di soppesare pro e contro, di cercare un equilibrio tra opportunità di sviluppo e qualità del medesimo. Ancora più urgenti le scelte da compiere per avere un ospedale moderno. Sul piatto c’è il finanziamento della Regione ma per utilizzarlo deve finire il valzer delle aree: pretendere in proposito totale trasparenza è il minimo. Il parco della Pertite è un altro rebus da sciogliere, forse l’emblema della grande paralisi: quasi vent’anni di discussioni e tira-e-molla sono troppi, le istituzioni locali trovino lo scatto per ottenere finalmente l’area dalle autorità militari e farne il secondo polmone verde della città dopo la Galleana. Oppure si abbia il coraggio di archiviare la pratica, riconoscendo il tradimento di tanti solenni impegni in campagna elettorale. Serve un disegno anche per restituire vitalità al centro storico della città. E una strategia a sostegno delle valli, centrata sui “resistenti” che scelgono di viverci e non soltanto sui cittadini che vi si inoltrano da turisti. L’idea dell’Università della montagna a Bobbio può essere una leva del riscatto.
Per ora è un elenco di nodi. L’interesse comune esige di trasformarli in occasioni per fare squadra. Soltanto così si mantengono posizioni d’alta classifica nell’Italia che funziona, soltanto così questo pezzo di mondo resterà amabile per chi ci vive e smentirà lo stereotipo – quasi sempre di comodo – della provincia bella e addormentata.
Abbiamo parlato di “Libertà” e di Piacenza: sono loro che contano più di tutto. Mi sia però consentito un finale in chiave personale. Considero un privilegio guidare da oggi – ricevendo il testimone da Stefano Carini di cui ricambio il generoso abbraccio – il giornale dove sono stato felice ragazzo di bottega negli anni ‘80. Ritorno dopo 32 indimenticabilmente belli anni a “Repubblica”. Ringrazio per la fiducia la presidente signora Donatella Ronconi, che guida l’Editoriale Libertà nel segno di un’innovazione energica ma gelosa delle proprie radici, tanto da aver trasformato l’antica tipografia in un luogo di memoria del giornalismo. Mi fa piacere dire che è stato il vicepresidente Alessandro Miglioli a prospettarmi quest’avventura e ad assecondarmi nel trarre il dado.
L’impegno – davanti ai lettori e insieme alla redazione – è di fare tutti i giorni un passo di buon giornalismo. I capisaldi sono d’obbligo: umiltà, passione e rispetto per la vita delle persone, curiosità per i fatti e voglia di capirne il senso.
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