Batteri dal formaggio all’uomo: scoperta anche piacentina su Nature
16 Aprile 2019 05:00
“Siamo ciò che mangiamo”: il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach lo aveva detto già nel 1804. Questa frase, divenuta celebre, trova conferma oggi più che mai dal mondo scientifico che sta concentrando le proprie ricerche sulla correlazione tra cibo e salute. Va in questa direzione lo studio del Laboratorio di Probiogenomica dell’Università di Parma e dal Centro Interdipartimentale “Microbiome Research Hub” pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature Communications” e a cui ha partecipato anche il piacentino Christian Milani, assegnista di ricerca, già insignito nel 2016 del “Premio Mario Campa” per la miglior tesi di dottorato nel settore della Microbiologia generale.
La ricerca ha esaminato un formaggio tipico della zona emiliana, il Parmigiano Reggiano, scoprendo che i batteri presenti nella vacca da latte e nell’ambiente circostante ad essa possono essere trasferiti al formaggio e di conseguenza all’uomo. Batteri che riescono così a colonizzare l’intestino e arricchire il microbiota intestinale con effetti benefici sull’organismo. Il lavoro è stato condotto dal Laboratorio di Probiogenomica, Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale e ha visto la partecipazione di un gruppo di ricerca interamente dell’Ateneo di Parma, coordinato dai professori Marco Ventura e Francesca Turroni.
Questa ricerca, a differenza dei lavori fino ad ora pubblicati, nella maggior parte dei casi basati sull’impiego di tecniche di microbiologia classica, ha permesso di ricostruire in modo preciso il microbiota del formaggio grazie all’impiego di approcci metagenomici realizzati grazie alla disponibilità di sequenziatori di DNA di nuova generazione. I dati ottenuti confermano l’esistenza di batteri che vengono trasmessi dal latte vaccino all’uomo attraverso il formaggio analizzato. Tra questi batteri compaiono anche alcune specie di bifidobatteri, microrganismi comunemente noti per gli effetti salutistici. Il lavoro apre quindi un serio dibattito in merito all’origine di alcune tipologie di batteri ritenuti specifici di determinati alimenti e pone delle concrete basi scientifiche relativamente alla loro origine ambientale e al loro trasferimento attraverso la filiera alimentare.
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