Il giallo delle dimissioni solo da presidente e non da consigliere
28 Giugno 2019 04:02
Per il momento Giuseppe Caruso, arrestato assieme al fratello Albino e ad altri 14 presunti esponenti del clan di ‘ndrangheta Grandi Aracri operante in Emilia, si è dimesso solo da presidente dell’aula e non anche da consigliere comunale di Piacenza. Pare che alla base ci sia solo un errore formale e non una scelta voluta, ma sta di fatto che l’ufficio Protocollo del Comune ha per il momento registrato solo la rinuncia allo scranno più alto del consiglio comunale.
La situazione, già di per sé complessa visto il terremoto anche politico-amministrativo provocato dall’arresto, è decisamente ingarbugliata. Innanzitutto perché pare che Caruso (in carcere alle Novate) e i suoi legali (impegnati fuori Piacenza) non siano nelle condizioni di far pervenire le dimissioni da consigliere prima della giornata di lunedì. Ciò significa che nel consiglio comunale convocato proprio per quel giorno non potrà essere inserita la sua sostituzione in aula: Carlo Cerretti, primo dei non eletti di Fratelli d’Italia, è pronto a prenderne il posto, ma probabilmente dovrà attendere un successivo consiglio, quasi certamente già nella prossima settimana.
Discorso simile per la sostituzione di Caruso da presidente del consiglio comunale: la seduta di lunedì sarà presieduta da Sergio Dagnino del Movimento 5 Stelle e teoricamente i consiglieri potrebbero votare il nuovo presidente, perché le dimissioni di Caruso da quella carica sono protocollate. Ragioni di opportunità, però, imporranno di attendere la sua uscita formale anche da consigliere.
Qualche giorno di attesa in più che potrebbe servire ad approfondire il confronto sul nome della nuova guida dell’aula: Fratelli d’Italia non rivendicherà il posto e tutta la maggioranza potrebbe decidere di votare un esponente dell’opposizione, con lo stesso Dagnino favorito.
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