Spaccio, stroncato giro da 30mila euro al mese. Sotterravano la droga nei campi della Bassa
18 Settembre 2019 12:49
Un vasto giro di spaccio di droga nei campi tra Cadeo e Caorso è stato stroncato grazie all’indagine denominata “Sheitan”, (dall’arabo “demone”), coordinata dal pubblico ministero Matteo Centini e condotta dalla guardia di finanza, in particolare dalla tenenza di Fiorenzuola, guidata dal comandante Giorgio Botti.
L’attività è partita nel 2018 e complessivamente ha portato a cinque arresti in flagranza lo scorso anno e, in questi giorni, nove ordinanze di custodia cautelare in carcere e quattro ai domiciliari. Quasi tutti sono marocchini al di sotto dei 25 anni e residenti nel Milanese.
La base dell’organizzazione fa capo a una famiglia marocchina dedita allo spaccio di droga, in particolare cocaina ed eroina che vendevano rispettivamente a 70 e 20 euro al grammo.
Il capo 28enne era incensurato e gestiva un’attività che illecitamente fruttava 30mila euro al mese, con due chili di stupefacente venduto. Parte dei proventi veniva inviata in Marocco attraverso money transfer.
In base a quanto riferito nella conferenza che si è tenuta in procura a Piacenza, si tratta di un sodalizio criminale molto pericoloso e spregiudicato nell’operare. Per sfuggire al controllo della Finanza, il 9 marzo 2018 a Castelvetro, tre marocchini avevano speronato un’auto con a bordo due ragazze. Subito dopo sono usciti di strada e sono finiti in manette.
L’INDAGINE
Gli spacciatori arrivavano dal Milanese, in particolare dalla zona compresa tra Famagosta e Corvetto. La piazza prescelta erano i campi tra Cadeo e Caorso, ma operavano illecitamente anche a Induno Olona, in provincia di Varese. Il gruppo era ben organizzato, alcuni pusher avevano anche l’autista.
La guardia di finanza ha monitorato 600 episodi di spaccio in un mese e mezzo, i clienti, circa mille, hanno un’età compresa tra i 18 e i 50 anni, si tratta di studenti, operai, disoccupati e professionisti, quasi tutti italiani.
Nell’indagine è stato appurato che due 30enni piacentine si prostituivano nei campi con i pusher per avere lo stupefacente. Gli arrestati disponevano di utenze telefoniche intestate a soggetti inesistenti, ignari o utilizzavano numeri clonati. Diversi esercizi commerciali del Milanese e del Bresciano sono stati controllati dalle Fiamme Gialle ed è emerso che fornivano dietro pagamento le schede. In un negozio sono state trovate 20 carte di identità in originale.
Sette le denunce per sostituzione di persona a carico di nordafricani e un italiano. I pusher usavo vetture intestate a prestanome.
LE MODALITÀ DI SPACCIO
L’acquirente contattava telefonicamente il pusher, che chiedeva il modello dell’auto utilizzata per lo scambio. Dopo il segnale effettuato con gli abbaglianti, gli spacciatori uscivano dal nascondiglio nei campi e lo scambio era rapidissimo. Se notavano qualcosa di anomalo, scappavano senza preoccuparsi di ledere l’incolumità altrui. In un caso nel Milanese sono stati esplosi anche colpi di arma da fuoco.
L’indagine ha portato alla luce il ritorno all’uso dell’eroina. Uno dei tossicodipendent ha dichiarato “Preferirei finire sotto un camion, anziché non assumere lo stupefacente”. L’attività di spaccio era quotidiana, ma lo stupefacente veniva consegnato quattro volte la settimana e veniva sotterrato nei campi.
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