Donne incinte costrette alla strada. Stroncato giro di prostituzione
18 Ottobre 2019 11:20
“Una attività di indagine poliedrica e in forte sinergia” l’ha definita il pubblico ministero Antonio Colonna, partita dal controllo del territorio nella zona della Caorsana e di via Stradiotti e durante la quale sono stati osservati alcuni soggetti italiani che frequentavano spesso le zone. Si tratta di una indagine congiunta tra squadra mobile della questura e polizia municipale di Piacenza, partita nel febbraio 2018 e chiamata simbolicamente “Italiani brava gente”, che ha stroncato un giro di sfruttamento della prostituzione alle porte della città.
Dieci le misure cautelari emesse dal tribunale a carico di altrettante persone: quattro raggiunte da ordinanza di custodia cautelare in carcere, una sottoposta ai domiciliari e cinque persone sottoposte a obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria. Le accuse, a vario titolo, vanno dallo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione al favoreggiamento della immigrazione clandestina.
Soddisfatto anche il questore di Piacenza Pietro Ostuni, che ha sottolineato come le forze dell’ordine siano “forti con i prepotenti, accoglienti con i deboli”.
In seguito a intercettazioni telefoniche e ambientali gli investigatori sono potuti risalire a una attività di sfruttamento della prostituzione, portata avanti anche con minacce di morte e violenze nei confronti delle ragazze, nella quale le fila erano tirate da soggetti albanesi – che oltre alle ragazze gestivano anche gli introiti – e da soggetti italiani che si prestavano per attività logistiche – come ad esempio il trasporto delle prostitute sulle strade – e come prestanome per la gestione di appartamenti.
In alcuni casi gli italiani si erano anche prestati per matrimoni di facciata, necessari per far ottenere alle ragazze albanesi i regolari permessi di soggiorno.
“Una attività moralmente intollerabile – ha proseguito Colonna – nella quale in un caso una ragazza era costretta a prostituirsi nonostante fosse in gravidanza”.
Tra le cinque persone soggette all’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria figura anche un dipendente del Comune di Piacenza, che nella vicenda aveva un ruolo marginale.
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