Africa Mission incontra l’ambasciatore italiano: diario di Betty Paraboschi
30 Novembre 2019 04:30
Prosegue il viaggio di operatori e volontari di Africa Mission partiti sabato 16 novembre per l’Uganda in missione benefica. Con loro, anche alcuni studiosi dell’università Cattolica di Piacenza. Lo scopo del viaggio è quello di supervisionare i numerosi progetti che l’associazione sta portando avanti in Karamoja, ma anche celebrare il venticinquesimo anniversario della morte di don Vittorio Pastori, che nel 1972 fondò il movimento Africa Mission nella città di Piacenza. Della comitiva fa parte anche la giornalista di Libertà Betty Paraboschi che dall’Uganda sta scrivendo un diario di viaggio.
28 NOVEMBRE – Per una mattina ci siamo rimessi i nostri abiti “istituzionali”: la camicia, la giacca, c’è anche chi come il presidente di Cooperazione e Sviluppo Carlo Antonello ha tirato fuori dalla valigia addirittura la cravatta. Solo Pier Giorgio Lappo, il referente del Paese per l’ong, non ha sacrificato la sua maglietta per l’incontro con il nuovo ambasciatore italiano in Uganda Massimiliano Mazzanti: ma lui del resto, ce lo siamo detti più di una volta in questi giorni, è più africano degli africani. L’incontro con Mazzanti è stato il momento più ufficiale di questo viaggio: momento necessario per un’associazione come è Africa Mission Cooperazione e Sviluppo che opera in Uganda da quasi 50 anni e che, come il resto del Paese, si interroga su quale sarà il futuro dopo le elezioni presidenziali del 2021. Sembra lontano ma in un Paese in cui dal 1986 regna continuativamente la stessa persona l’ipotesi di un cambiamento è destabilizzante. L’Uganda però, come tutta l’Africa, è come un vulcano in perenne attività: a Katwe, uno dei più grandi slum di Kampala dove le persone vivono in mezzo alla miseria e all’immondizia, l’Acrobatic Circus Troupe insegna ai ragazzi della baraccopoli come toccare il cielo con un dito: li trasforma in acrobati, giocolieri e mangiafuoco, li fa girare in vere e proprie tournée, li fa esibire in spettacoli come quelli che abbiamo visto anche noi e i cui proventi sono destinati a chi vive a Katwe. Africa Mission li aiuta offrendo materiale didattico e viveri: dà qualcosa a chi non ha niente. E in luoghi in cui il vero assoluto padrone è il caso non è poco.
29 NOVEMBRE – Il Lariam non perdona. Chi non è mai venuto in Africa non sa che la profilassi antimalarica non è una passeggiata: nella migliore delle ipotesi provoca insonnia e quella è la compagna ideale con cui alcuni di noi hanno viaggiato in questi giorni. Stamattina svegli alle cinque, in Italia erano le tre: sotto lo striscione verde con la scritta “Welcome” all’ingresso della casa di Africa Mission Cooperazione e Sviluppo a Kampala hanno iniziato ad accumularsi le valigie in attesa della partenza. Oggi la casa si svuoterà quasi del tutto, ma per poco; noi arriveremo domani a Piacenza, in mezzo un viaggio con una mezza nottata a Dubai e ancora un libro di Kapuscinski da leggere. C’è tempo. Ci sono pensieri che lasciamo qui, in Africa intendo, insieme a un migliaio di anolini, qualche medicina, una maglietta dei Matti da Galera, molti amici con cui i rapporti resistono alle distanze intercontinentali. Lasciamo qui anche una pioggia torrenziale e venticinque gradi per ritrovare a oltre diecimila chilometri il freddo padano. Ci portiamo dietro però la consapevolezza che accorciare la distanza fra quello che siamo e quello che facciamo sia un buon modo per garantirsi della felicità. Africa Mission lo fa da quarantasette anni, noi prenderemo esempio.
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