Alessandra e il trapianto di rene che sette anni fa le ha ridato la vita
22 Gennaio 2020 14:00
A 28 anni le tolgono un rene per una malattia congenita. Dopo i 50 anni si ammala anche l’altro rene e finisce in dialisi. Alessandra Franchi, insegnante di lettere di Piacenza, racconta il suo percorso in cui è stata accompagnata con professionalità e umanità dall’equipe del reparto di Nefrologia di Piacenza guidato dal primario Roberto Scarpioni. “Non dimenticherò mai quella telefonata nel cuore della notte, sette anni fa, quando mi dissero che avevano trovato un rene compatibile e potevo ricominciare a vivere” – spiega l’insegnante. La corsa all’ospedale di Bologna e la fine di un incubo. “E’ finito un percorso di prigione e ne è iniziato un altro dove comunque le difficoltà non mancano – racconta – sicuramente sarò sempre grata a chi mi ha donato una nuova speranza. Non è stato facile accettare l’organo di una persona che non c’era più, gli sarò per sempre riconoscente”.
Sono diciannove i piacentini che possono fare a meno della dialisi (o che addirittura in un caso non l’hanno nemmeno iniziata) grazie a un trapianto di reni: è stato un anno record, il 2019, per il reparto. Nei primi giorni del 2020 si è già registrato un altro trapianto, andato a buon fine. Un piacentino di 48 anni, in dialisi peritoneale dal 2016, ha ricevuto un rene nuovo da un donatore vivente. Le sue condizioni sono buone e, una volta dimesso dall’ospedale di Pavia, potrà riprendere in mano la sua vita, dopo che tre anni fa aveva rischiato di morire per un grave scompenso cardiopolmonare che lo aveva fatto finire in Rianimazione e poi, appunto, lo aveva legato alla macchina per il trattamento dell’insufficienza renale.
Dietro ognuno di questi trapianti c’è infatti la storia di una persona che può finalmente dire addio alla dialisi. Per esempio, è il caso di un trapianto congiunto di rene e pancreas (avvenuto al San Raffaele di Milano) che ha liberato un’altra paziente non solo dalla necessità della dialisi, ma anche dalla schiavitù dell’insulina. Il merito dell’equipe di Nefrologia è quella di prendere in carico precocemente i pazienti, grazie all’interazione coi medici di famiglia e altri specialisti, e di riuscire a rallentare il più possibile il progredire della malattia. Come nel caso di un’altra piacentina, 53enne, che a dicembre è arrivata giusto in tempo: “Siamo riusciti a ottenere un trapianto di rene per lei senza – spiega il dottor Scarpioni – doverla mettere in dialisi”.
“Il ruolo di Piacenza nella rete regionale – evidenzia il direttore generale dell’Ausl Luca Baldino – è ben consolidato e forte. Attualmente sono 200 i pazienti in dialisi a Piacenza e provincia, di cui la metà fa riferimento all’ospedale cittadino e l’altra metà ai centri provinciali di Bobbio, Castel San Giovanni e Fiorenzuola. Infine, sono 35 le persone che fanno i trattamenti a domicilio con la dialisi peritoneale e due con emodialisi a casa, unica esperienza in regione.
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