Onde d’urto per liberare le coronarie, primo caso a Piacenza su un 80enne
05 Febbraio 2020 11:26
E’ servito un gioco di squadra per rendere disponibile in poche ore una procedura utilizzata per la prima volta all’ospedale di Piacenza per salvare un paziente 80enne colpito da infarto. Si tratta della litotrissia coronarica – una nuova tecnica per liberare le coronarie troppo bloccate da accumuli di calcio per essere riaperte con i metodi tradizionali – che utilizza onde d’urto simili a quelle usate per eliminare i calcoli renali.
“Abbiamo inserito nel vaso un catetere a palloncino, che può emettere onde d’urto in grado di frammentare lo strato di calcio; una volta disgregato quello, è stato possibile dilatare la placca e posizionare uno stent, giungendo alla completa stabilizzazione dell’area” ha spiegato Guido Rusticali, responsabile di Cardiologia Interventistica dell’ospedale di Piacenza.
I vantaggi per i pazienti con queste particolari condizioni sono molteplici: “Non ci sono controindicazioni specifiche: infatti le onde d’urto si disperdono, se non incontrano calcificazioni, senza provocare danni; questo ne consente l’uso anche in corso di infarto acuto, all’interno di stent preesistenti o in presenza di complicazioni a carico della parete della coronaria. Per i cardiologi interventisti si tratta di una procedura non complessa, compatibile con guide e cateteri che già utilizziamo”
Dopo l’intuizione dei clinici sulla possibilità di utilizzo di questa nuova tecnica è scattata la collaborazione con gli altri uffici dell’Azienda Sanitaria per consentire di far arrivare il prima possibile la tecnologia in reparto. “Abbiamo trovato moltissima disponibilità – fa notare Giovanni Quinto Villani, primario di Cardiologia – e questa sinergia ci ha consentito di superare velocemente gli aspetti burocratici e portare nuovamente in sala il paziente in 36 ore”.
Per l’ospedale di Piacenza si tratta di una caso che ha rappresentato un ottimo test per valutare l’efficacia della nuova tecnica. “In un anno – spiega il dottor Rusticali – trattiamo circa 900 pazienti, per un totale di circa 1100 vasi. La litotrissia coronarica completa il portafoglio strumentale necessario per il trattamento delle lesioni calcifiche, affiancando i cateteri “cutting” e il sistema di aterectomia rotazionale.
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