Paura nel mondo del lavoro, Ikea chiude. Sale la protesta ad Amazon
14 Marzo 2020 15:00
“Amazon dovrebbe valutare la riduzione dell’attività di vendita, circoscrivendola, diminuendo il numero di persone in magazzino e la possibilità di assembramenti”. A chiederlo Elisa Barbieri (Filcams-Cgil di Piacenza), Marco Alquati (Fisascat-Cisl Parma e Piacenza) e Vincenzo Guerriero, (Uiltucs-Uil Emilia). “Solo garantendo la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro si può sconfiggere l’epidemia in corso. E il commercio on line non è fatto di macchine che impacchettano e spediscono, ma di lavoratori in carne ed ossa”. I sindacati del commercio portano alla ribalta la situazione dei lavoratori nell’hub di Amazon a Castel San Giovanni, che prosegue a “pieni giri”.
“A Castelsangiovanni un numero notevole di lavoratori (1600 quelli “fissi”) quotidianamente vengono a contatto tra loro e sono sempre più preoccupati in relazione all’emergenza dell’epidemia da corona virus – scrivono Barbieri, Alquati e Guerriero -. Dall’inizio dell’emergenza, Amazon ha apportato alcune migliorie soprattutto su sollecitazione dei lavoratori responsabili per la Sicurezza (Rls), delle organizzazioni sindacali e dei rappresentanti sindacali aziendali (Rsa). Ad oggi, 13 marzo, permangono tuttavia problemi all’interno del magazzino che preoccupano tutti noi”.
I sindacati spiegano che “mascherine e soluzioni per l’igienizzazione delle mani non sono disponibili sempre” e che “gli strumenti di lavoro non vengono sanificati mentre le condizioni di lavoro permettono ancora assembramenti tra lavoratori alla timbratrice, durante le pause, in sala mensa”. I sindacati chiedono pertanto “il massimo sforzo possibile affinché gli assembramenti vengano eliminati”.
“La crescita esponenziale di Amazon in questi anni è merito anche dell’impegno quotidiano di tutti i dipendenti: nuovi centri e assunzioni di personale sono notizie di pochi giorni fa. Ma come sancito all’art. 2087 del Codice Civile, l’imprenditore ha l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie a garantire l’integrità fisica e morale dei lavoratori”.
“Ad Amazon lavorano oltre 1.600 persone che condividono bagni, spogliatoi, mense. Persone che, proprio come una piccola città, si incrociano, toccano oggetti comuni, respirano, inevitabilmente si avvicinano. Persone che, spesso, si trovano a dividere anche spazi limitati: la timbratrice, i tornelli di accesso, l’area break. Amazon è al corrente di queste criticità che abbiamo sollevato ufficialmente. Alcune risposte le abbiamo ottenute, ma una su tutte la stiamo ancora aspettando: è possibile mettere da parte l’obiettivo del maggior profitto possibile, in questo tempo che potremmo definire da film horror, a vantaggio della massima tutela della salute dei dipendenti?”
Intanto lo stabilimento di Ikea più importante, il cosiddetto “chilometro azzurro” a Le Mose ha chiuso da oggi a giovedì della prossima settimana.
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