Guarito, scrive a medici e infermieri: “Angeli senza volto che mi hanno salvato”
06 Aprile 2020 03:40
“Gli angeli senza volto”. Così Carlo Fantini, guarito da una polmonite interstiziale causata dal Covid-19, ha soprannominato medici e infermieri che lo hanno curato con tanta umanità e un’instancabile professionalità. “Purtroppo le mascherine nascondevano i loro volti. In futuro, quando tutto sarà finito, non potrò riconoscerli per ringraziarli uno ad uno”. E così il cittadino ha scritto una lettera di proprio pugno – recapitata all’Ausl – per omaggiare l’impegno di tutti gli operatori sanitari dell’ospedale di Piacenza. Ecco di seguito il testo:
Arrivai al pronto soccorso nel pomeriggio del 9 marzo, in una drammatica giornata che registrò un record di accessi. Dopo essere stato visitato, venni dotato di maschera per l’ossigeno e sistemato su una barella, in attesa di ricovero. La mia situazione stava rapidamente peggiorando: era per me uno sforzo impossibile solo il rispondere alle domande che mi ponevano. Venni poi ricoverato nel reparto di ortopedia e la terapia a cui mi sottoposero ebbe effetti quasi immediati: giorno dopo giorno sentivo un lentissimo ma graduale miglioramento. La vita, lentamente, ricominciava. Non a tutti è stata riservata questa fortuna!
Propongo questa mia testimonianza per dire che sono stato colpito dall’impegno profuso dal personale medico-infermieristico, da tutti i professionisti che mi hanno curato, a partire dal pronto soccorso, dove ho visto una volontà di aiutare che andava al di là del dovere professionale: il direttore sempre presente e tutti pronti a dare il meglio di sé. Anche in ortopedia, dove ho passato dieci interminabili giorni, ho constatato la stessa immensa umanità profusa oltre al dovuto. Ricordo i nomi degli addetti che entravano nella mia stanza nelle più disparate ore del giorno e della notte e il loro alacre e amorevole adoperarsi..
Purtroppo i dispositivi di protezione di cui erano dotati mi impediranno un giorno di riconoscere per strada tutti questi “angeli senza volto”, come li avevo mentalmente battezzati! Intendo inoltre ricordare l’aiuto solerte e costante del personale di diabetologia (avevo finito la mia provvista di insulina), anch’esso chiamato a dare il suo silenzioso contributo alla causa e capace di offrirmi un indimenticabile supporto morale. Anche riguardo alla disponibilità dei farmaci (potevano terminare in un frangente tanto eccezionale!) nessuna spiacevole sorpresa.
Concludo volgendo un pensiero a tutte le belle persone incontrate, che spero di riuscire un giorno a ringraziare una a una. Si tratta di un’immensa risorsa umana e di una capacità di dedizione e di sacrificio che meritano la profonda riconoscenza di tutti cittadini e, mi auguro, di tutte le istituzioni.
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