Dalla scuola media alle superiori: “Solo un saluto virtuale, che tristezza”
29 Maggio 2020 10:45
Non ci saranno gli abbracci da ultimo giorno. Nemmeno le lacrime in gruppo. O gli scherzi del burlone di turno. Tra una settimana il passaggio dalla scuola media a quella superiore – un momento di grandi cambiamenti – sarà quantomeno inedito: a distanza, in collegamento remoto, dietro lo schermo del computer. Gli allievi della classe terza E dell’istituto “Ernesto Cremona” di Agazzano hanno riassunto tutta la loro emozione (mista a un po’ di disagio per la lontananza forzata) in una serie di pensieri condivisi: “Tristezza, solo questo posso dire – si legge nel messaggio di Gioele Callegari, 14 anni -. Tre anni vissuti insieme ai miei compagni, tre anni di giochi in palestra, lezioni, verifiche e interrogazioni, paure e gioie condivise. Una scuola nuova ora mi attende e lascio i miei amici di avventura con un saluto virtuale… Ma spero di rivedere presto tutti, senza rompere l’amicizia che ci ha unito in questi tre anni”.
Gli alunni di Agazzano hanno riflettuto anche su questo periodo di quarantena da Coronavirus segnato dalla didattica a distanza. “A volte un pensiero, una frase, un messaggio ricevuto da un amico, specialmente in questi giorni difficili – dice Giulia – può scaldare il cuore e rafforzare ulteriormente un legame”.
“Durante questo periodo di isolamento – aggiunge Mariangela – ho capito che i social non sono così importanti quando non puoi stare in compagnia nel mondo reale, o solo abbracciare e vedere le persone a cui vuoi bene”. Cesare ha imparato ad apprezzare le piccole cose e Paolo ha riscoperto il piacere di stare in famiglia. “In questo periodo difficile – interviene Claudio – ho riscoperto quanto mi manca la quotidianità…”. E Filippo ha sentito forte l’assenza della “libertà di muoverci come e quando vogliamo, e persino di andare a scuola”. Elisa invita i suoi compagni a crearsi “una tranquilla e positiva normalità: la nostra!”. E Anita ammette: “Ho approfittato della quarantena per migliorarmi nella convivenza forzata con le mie sorelle”.
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