Caso Odysseus, i sospetti per quegli arresti-fotocopia e le merende durante gli orari di servizio
26 Luglio 2020 07:27
Nell’ambito dell’inchiesta Odysseus, di fatto un terremoto per l’universo dell’Arma dei carabinieri, si parla parecchio di “responsabilità dall’alto”. Come non si sono potuti accorgere quanto stava accadendo nella caserma di via Caccialupo? Stando a quanto raccolto, il colonnelloMichele Piras, aveva fatto notare al comandante della compagnia di Piacenza Stefano Bezzeccheri (indagato nell’inchiesta) che i militari della Levante sembravano più dei detective dal fiuto sopraffino che dei militari dediti al normale controllo del territorio. E poi, tutti quei colpi di fortuna, con tutti quei passaggi di droga intercettati per caso? E al tempo stesso tutti quei piccoli spacciatori arrabbiati come cani che reagivano sempre con violenza, costringendo a reagire con le maniere forti per contenerli? L’appunto di Piras ottenne il risultato di frenare almeno un po’ il sospetto attivismo del gruppo. Poi, a marzo, il lockdown bloccò tutti i trasferimenti di droga dal mercato dell’ingrosso di Milano a quello di spaccio in città. Ecco l’occasione per Montella e i suoi – dicono i pm – per fare il “salto di qualità” e garantire trasporti, scorta e coperture, logistica.
Nel frattempo si moltiplicano le richieste di persone desiderose di parlare con i magistrati e pronti a raccontare la loro verità sul “caso Levante”.
Dalle carte dell’inchiesta emergono inoltre tanti altri dettagli relativi alle giornate trascorse dai carabinieri ora arrestati a compiere, durante gli orari di servizio, commissioni personali e attività del tutto slegate dalla normale routine di un carabiniere impegnato nel turno quotidiano. Stando a quanto registrato dai dispositivi installati nelle auto dei carabinieri, i militari non si risparmiati pranzi al ristorante, incursioni al centro commerciale e pure alcune merende preparate a Gragnano dalla madre del presunto leader del gruppo, l’appuntato Giuseppe Montella.
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