Inchiesta Odysseus, la Direzione antimafia di Milano: “Nessun legame con la ‘ndrangheta”
29 Luglio 2020 13:02
“Nessun legame con la ‘ndrangheta da parte dei carabinieri e dei pusher arrestati nell’inchiesta della Procura di Piacenza che la scorsa settimana ha portato al sequestro della caserma Levante e all’arresto di sei militari”. Lo sostiene la Divisione distrettuale antimafia (Dda) di Milano – alla quale sono stati trasmessi per competenza gli atti che riguardano il capitolo sui rifornimenti di hashish e marijuana nel milanese – in base ai primi accertamenti.
“Non risulta ci sia alcun contatto con le ‘ndrine della Locride. Anche il deposito di Gaggiano, centro alle porte del capoluogo lombardo, dove avvenivano gli approvvigionamenti delle droghe leggere, dagli accertamenti svolti non risulta gestito dalla criminalità organizzata calabrese” si legge nel lancio dell’agenzia Ansa. L’indagine della Dda milanese era scaturita in base ad alcune intercettazioni e a una informativa della Gdf. Tra i dialoghi intercettati che hanno fatto ipotizzare legami con la ‘ndrangheta, c’è, ad esempio, la conversazione in cui, parlando con la compagna 37enne, l’appuntato dei carabinieri Giuseppe Montella definisce “calabresi” e “pezzi grossi” gli interlocutori di colui che secondo l’accusa è il fornitore di stupefacente.
INTERROGATORI – Con l’interrogatorio fiume di martedì 28 luglio al maggiore Stefano Bezzeccheri, che sovrintendeva la stazione Levante, si è esaurita la fase di interrogatori dell’inchiesta Odysseus che ha portato nei giorni scorsi al sequestro della caserma e all’arresto di sei militari. L’indagine prosegue, e non è escluso che possa riservare nuove sorprese. E in questo caso la novità potrebbe essere rappresentata dall’iscrizione nel registro degli indagati di altre persone direttamente o indirettamente collegate alla vicenda. Un’eventualità che potrebbe concretizzarsi nel momento in cui gli interrogatori di garanzia avessero sollevato altra polvere rispetto a quanto già emerso.
Ieri, dopo oltre quattro ore in Tribunale, non ha voluto rilasciare dichiarazioni alla stampa il maggiore Stefano Bezzeccheri, che all’uscita – accompagnato dal sul legale, si è infilato in un taxi ed è ripartito subito. Una permanenza prolungata, quella davanti al gip Luca Milani, che lascerebbe intendere che non si sia discusso solo delle due specifiche contestazioni di abuso d’ufficio mosse nei riguardi del maggiore. Al contrario, il maresciallo Marco Orlando, il giorno precedente, aveva preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Sabato scorso alle Novate ha invece risposto al giudice l’appuntato Giuseppe Montella. Si tratta comunque di un momento chiave dell’inchiesta che, fino ad ora, ha visto coinvolte 22 persone di cui dieci militari.
NUOVI VERTICI – Ieri è stato anche il giorno dell’insediamento dei nuovi vertici dell’Arma a Piacenza. “Mi sento in dovere di portare con orgoglio questa divisa nelle strade di Piacenza, vogliamo che i cittadini si fidino dell’Arma fatta da militari onesti e che hanno come obiettivo quello di tutelare la sicurezza della comunità”. Sono state le parole del nuovo comandante provinciale, il colonnello Paolo Abrate, che arriva dal Gruppo di Milano. Il Reparto operativo sarà guidato dal tenente colonnello Alfredo Beveroni in arrivo dalla Scuola allievi marescialli di Firenze mentre al Nucleo investigativo è stato nominato il maggiore Lorenzo Provenzano che arriva dal comando di una delle sezioni del Ros di Milano. Il nuovo comandante della compagnia dei carabinieri di Piacenza è il capitano Giancarmine Carusone.
INCHIESTA INTERNA – “D’intesa con il Comando Generale, è stata avviata un’inchiesta interna, affinché si pervenga ad una completa cognizione sia degli accadimenti, sia di eventuali elementi di criticità nei sistemi di controllo e per verificare l’adempimento dei doveri del servizio, l’applicazione delle norme di settore e la funzionalità delle procedure adottate”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, al question time alla Camera in merito all’inchiesta di Piacenza.
“L’Arma ha disposto nei confronti dei militari interessati dal provvedimento giudiziario la sospensione precauzionale dall’impiego, avviando la valutazione disciplinare dei fatti per adottare rigorosi provvedimenti. Il Comandante provinciale di Piacenza e gli altri comandanti della sede – ha aggiunto il ministro -, a prescindere dal loro eventuale coinvolgimento nei fatti oggetto di accertamento in sede penale, sono stati destinati ad altri incarichi, nell’interesse dell’Istituzione e per restituire a Piacenza e alla sua cittadinanza il più regolare e sereno svolgimento dell’attività di servizio”.
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