Dalla cucina alla tornitura, i timori della scuola: “Il decreto penalizza i laboratori”
26 Ottobre 2020 22:54
“Ma i ragazzi del corso di tornitura cosa fanno? Guardano il tornio da una webcam?”. È lo sfogo di Mauro Monti, preside degli istituti tecnici Leonardo Da Vinci e Isii Marconi di Piacenza, due realtà scolastiche – come altre in città e provincia – messe a dura prova dal nuovo decreto anti-Covid emanato dal Governo Conte. Con la disposizione di lasciare fuori dalle classi il 75 percento degli studenti dai quattordici anni in su, e di ricorrere alla cosiddetta didattica a distanza in collegamento da casa, si profila all’orizzonte un problema concreto: come garantire la qualità (e la fattibilità) dell’istruzione nelle lezioni tecniche, per esempio nei laboratori di cucina o elettromeccanica.
Il dirigente degli istituti Isii Marconi e Leonardo Da Vinci – oltre duemila allievi totali – chiede di accantonare la fretta: “La questione è davvero complessa, come preside mi aspetto un tempo ragionevole per costruire questo nuovo modello di gestione della scuola. Non è facile”. Anche Matteo Anselmi, insegnante di cucina al Raineri Marcora di Piacenza, non nasconde la sua forte preoccupazione: “Con il 75% di didattica a distanza, temo un impoverimento dell’offerta formativa per quanto riguarda le attività tecniche, in particolare nel settore dell’enogastronomia. Com’è possibile condurre al meglio, in collegamento remoto, le lezioni di sala, cucina, bar e pasticceria, ma anche le esercitazioni agricole nella serra o nelle aziende? Le nostre ore sono poche, e in più rischiamo di trovarci costretti a effettuarle con piattaforme online”. Il professore, quindi, avanza una richiesta alle istituzioni: “L’auspicio è che la Regione Emilia-Romagna non restringa ulteriormente questo criterio. E che il poco tempo di lezioni in presenza ancora consentito – aggiunge Anselmi – sia destinato ai laboratori tecnici. È un’esigenza primaria”.
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