Scuola, ecco come sarà la didattica a distanza al Romagnosi e Respighi. I Presidi: “Non siamo noi il problema”
27 Ottobre 2020 11:58
La scuola è ripartita solo un mese e mezzo fa e sta già subendo una nuova rivoluzione. Ancora una volta è chiamata a riorganizzarsi per far fronte all’emergenza Coronavirus, dopo aver adottato tutti i sistemi di sicurezza richiesti. Ma non è bastato. Il nuovo Dpcm è stato recepito anche dalla regione Emilia Romagna e gli istituti piacentini sono alle prese, in queste ore, con le nuove indicazioni che alzano al 75% la percentuale di didattica a distanza nelle superiori, fino al 24 novembre. I presidi hanno due giorni di tempo per mettere a punto la nuova gestione della didattica.
Ognuno ha la facoltà di definire le modalità in autonomia e qualcuno è più agevolato potendo contare già su un sistema flessibile. E’ il caso del liceo Respighi, la dirigente scolastica Simona Favari spiega: “Abbiamo dovuto riorganizzarci, ma quello che ci dispiace di più è mettere a distanza la maggior parte degli studenti. Noi avevamo già in atto un sistema di didattica on line per una piccola percentuale di alunni, ora abbiamo ribaltato questo modello mettendo in presenza solo il 25% come richiesto dal Governo. “Siamo amareggiati perché, dopo che avevamo fatto di tutto per garantire la sicurezza, siamo costretti a lasciare a casa i ragazzi”. A livello organizzativo il Respighi funzionerà così: un gruppo di ogni classe sarà presente in alternanza. Per il triennio ciascun studente sarà a scuola un giorno alla settimana, per il biennio due giorni. E’ garantita la presenza di 300 studenti su 1200.
All’istituto Romagnosi la preside Cristina Capra ha messo a punto una soluzione diversa con classi intere a rotazione: “Questo permetterà l’incontro in presenza con tutti gli insegnanti. Per le quarte e le quinte garantiamo la presenza due giorni a settimana. Io però penso che si poteva scegliere un altro modo, non abbiamo infatti evidenza di diffusione del virus nelle scuole. Se c’è un positivo, la classe finisce subito in quarantena e il virus non viene veicolato all’interno dell’istituto. Abbiamo adottato tutti i protocolli con distanziamenti sociali, dispositivi che garantiscono la presenza in sicurezza e ritengo che non siamo noi il problema”.
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