Katia, intubata per 16 giorni: “Non smetterò mai di ringraziare chi mi ha salvato la vita”
25 Dicembre 2020 00:05
“Non smetterò mai di ringraziare i medici che mi hanno salvato la vita”: non si stanca di ripeterlo Katia Leccacorvi, 34enne di Vernasca, che nel mese di marzo è rimasta intubata per 16 giorni nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Piacenza a causa del Coronavirus. Dopo il risveglio è stata trasferita all’ospedale di Castel San Giovanni. “Ero in un contesto in cui non potevo avere vicino i familiari e non avevo nemmeno la forza di tenere in mano il telefono ma medici, infermieri e oss con una parola, una carezza, un sorriso, sono stati semplicemente meravigliosi”. Durante la degenza, familiari e amici hanno preparato un video di incoraggiamento; “Andrà tutto bene” hanno scritto sotto alle foto dei momenti felici trascorsi insieme. Quando Katia è guarita è stata organizzata una festa e sulla torta è stata scritta la frase: “Dopo tanta nebbia, ad una ad una si svelano le stelle”. Da allora la vita della giovane piacentina è cambiata: “Mi rendo conto di aver rischiato e ora non voglio più perdere un attimo, da quando sono “rinata” sono più solare e più gioiosa”.
Hai scoperto di avere il Covid all’inizio della prima ondata quando sul virus c’erano ancora molte incertezze, come è andata?
Il primo marzo mia madre aveva mal di testa e ha provato la febbre. L’ho misurata anch’io anche se non stavo male e ho scoperto di avere 39.5, da quel momento la situazione è peggiorata ogni giorno di più. Facevo sempre più fatica a respirare, non riuscivo a bere né a mangiare. Il 10 marzo sono stata portata in ambulanza al Pronto soccorso di Piacenza e dopo i primi accertamenti con il tampone e la radiografia ai polmoni, mi hanno mandata subito in reparto.
Il reparto era quello di Terapia intensiva. Cosa ricordi?
Mi hanno detto subito che mi dovevano intubare e io ho solo chiesto di poter salutare mia mamma. Sono stata in coma farmacologico per 16 giorni. Ricordo che avevo degli incubi e sentivo delle voci. Il personale sanitario ogni giorno parlava con mia madre per comunicare le mie condizioni e lei mi ha detto che erano sempre tutti molto gentili.
Hai avuto paura? Non ho fatto in tempo a rendermene conto.
Dopo il risveglio, dall’ospedale di Piacenza sei stata trasferita a quello di Castel San Giovanni per altri 25 giorni. Come ti sei sentita?
A Piacenza mi hanno salvato la vita, a Castel San Giovanni sono rinata. Ero nella terapia intensiva di Pneumologia e mi sono sentita a casa in una grande famiglia, tanto che quando mi hanno comunicato il trasferimento per la riabilitazione ho pianto.
Dopo un mese e mezzo in ospedale sei riuscita finalmente a tornare a casa. Come è stato il ritorno alla normalità?
Mi hanno portata a casa i militari dell’Esercito con l’ambulanza. Ci tengo a ringraziare anche loro. Da allora le condizioni sono sempre migliorate, ho seguito le terapie e le visite e oggi, a parte un po’ di affanno, posso dire di stare bene. In passato ho lavorato come addetta alle pulizie e ora sono in cerca di occupazione, mi piacerebbe tornare a lavorare.
Sei stata tra le più giovani malate di Covid in gravi condizioni. Cosa ti senti di dire ai tuoi coetanei?
Mi sento di dire di vivere la propria vita ma di stare attenti. E che in fondo portare una mascherina e lavare le mani non è una gran fatica visto quello che si rischia.
A Vernasca i compaesani hanno manifestato grande affetto nei tuoi confronti
Si, io non me lo aspettavo. In tanti chiedevano le mie condizioni a mia mamma quando ero in ospedale e quando sono tornata sono stati tutti molto gentili. Vorrei ringraziare tutti i miei parenti, i miei amici e tutti gli abitanti del paese.
Il ringraziamento speciale va a chi ti ha permesso di essere ancora qui
Ringrazio di cuore tutta l’equipe di Piacenza, senza di loro non sarei qui. E poi i medici Cosimo Franco, Andrea Mangia e Chiara Chiesa che ogni giorno si prendevano cura di me a Castel San Giovanni e mi rassicuravano. Vorrei ringraziare anche tutte le infermiere e gli infermieri e le oss. Sono stati tutti splendidi con me.
Questa esperienza come ha cambiato la tua vita?
Mi rendo conto di aver rischiato tanto. Oggi mi sento più positiva, più solare, e ora vivo a pieno ogni giorno, non voglio più farmi sfuggire niente.
In attesa di poter togliere la mascherina, Katia continua a sorridere con gli occhi.
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