“Aree per deposito nucleare, passo in avanti per lo smantellamento di Arturo”
06 Gennaio 2021 00:05
Il sindaco del paese Roberta Battaglia esulta: “Finalmente si compie un passo importante, direi fondamentale, verso la dismissione della centrale nucleare di Caorso”. Dopo diversi anni di attesa, infatti, la società statale Sogin ha pubblicato online la documentazione completa riguardo le “aree potenzialmente idonee” a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi – compresi, per l’appunto, quelli contenuti nell’impianto del nostro territorio. Il sindaco Battaglia è quindi entusiasta, ma non troppo: “Di certo, l’attesa è ancora lunga. Prima che Caorso si liberi definitivamente della centrale nucleare, i cittadini dovranno aspettare molti altri anni. Ma l’individuazione di 67 zone adatte a costruire il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi è un passaggio essenziale, che anche la nostra amministrazione comunale rivendicava da tempo”.
Si tratta di luoghi distribuiti tra Lazio, Toscana, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Basilicata e Puglia: poco abitati, con una sismicità modesta, senza vulcani né rischi di frane e alluvioni, non oltre i 700 metri sul livello del mare. Nessuno di questi si trova nel Piacentino o dintorni. Le istituzioni saranno chiamate a scegliere un’unica area. “Una volta realizzato il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi – chiarisce il sindaco Battaglia – la dimissione della centrale nucleare di Caorso si velocizzerà ulteriormente. Anche in periodo di Covid, comunque, le operazioni di smantellamento non si sono mai fermate”.
Nel frattempo, quindi, gli operai continuano a lavorare nell’impianto piacentino – soprannominato “Arturo” – per analizzare, catalogare e preparare per il trasporto nei centri di smaltimento i rifiuti radioattivi prodotti prima della chiusura imposta dal referendum del 1987. Sogin prevede che la struttura di Caorso raggiungerà il cosiddetto “brown field” (prato marrone) nel 2031, ovvero quando tutte le parti dell’impianto saranno demolite e tutti i rifiuti radioattivi saranno condizionati e stoccati nei depositi temporanei, pronti per essere trasferiti al futuro deposito nazionale. Solo a quel punto poi, dopo il graduale trasporto dei resti nel polo centrale, l’area di Caorso otterrà lo stato di “green field” (prato verde), valido per restituire il sito alla collettività per il suo riutilizzo.
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