“La seconda casa della salute di Piacenza nascerà da uno studio-pilota nazionale”
15 Gennaio 2021 11:36
Un luogo flessibile, pensato come base di partenza delle squadre sanitarie a domicilio (le cosiddette Usca, anche in epoca post-Covid). Un polo di rigenerazione urbana, ambientale e architettonica. È un nuovo modello di medicina territoriale quello che emerge dal progetto di sviluppo della futura casa della salute di Piacenza, che sorgerà – come annunciato dall’Ausl nei mesi scorsi – in una posizione strategica per la zona sudest della città, probabilmente nei pressi di via Colombo, area oggi meno coperta dalla rete di offerta sanitaria.
Parte infatti un percorso di ricerca coordinato dagli esperti del Politecnico e finanziato nell’ambito del bando Polisocial Award 2020, con l’obiettivo di reinventare le case della salute. E il caso-pilota nazionale è costituito proprio dalla nostra città, in cui l’Ausl sta programmando una seconda struttura di questo tipo (affiancata a quella di barriera Milano). “L’attuale casa della salute di Piacenza – interviene il docente Michele Ugolini, responsabile scientifico del progetto – ha problemi di rigidità degli spazi interni, scarsa flessibilità alle nuove regole di sicurezza sanitaria, poca organizzazione e difficoltà a gestire i contagiati a casa. Ma ci sono anche lacune emerse prima della pandemia, per esempio la disomogeneità nella diffusione sul territorio e la carenza dei servizi di assistenza sociale e promozione della salute”. Da qui, quindi, la necessità di ripensare il modello di questa struttura, attraverso un progetto di 18 mesi finanziato per centomila euro (di cui 30mila euro erogati dall’azienda sanitaria locale). La ricerca del Politecnico vedrà un gruppo di professori dell’ateneo lavorare insieme ai professionisti dell’Ausl, il Comune di Piacenza e la Regione, per creare nuove linee guida sulla progettazione e l’organizzazione delle case della salute. Il traguardo finale? Dettare lo sviluppo della futura struttura cittadina (che si estenderà su una superficie di circa 4.500 metri quadrati) e nel frattempo, perché no, di “rimodulare i servizi di quella a piazzale Milano”, come indicato da Anna Maria Andena, responsabile del dipartimento di cure primarie.
“In Emilia Romagna – spiega l’assessore alla sanità Raffaele Donini – le case della salute hanno ridotto gli accessi al pronto soccorso di oltre il 20 per cento, a testimonianza di una presa in carico sul territorio che evita il ricorso inappropriato al 118. Una volta superata la pandemia, si dovrà rivoluzionare la sanità a partire proprio da queste strutture”. Del resto – interviene il direttore generale dell’Asl di Piacenza, Luca Baldino – “l’Emilia Romagna ha inventato le case della salute, ma bisogna lavorare per ridurne i limiti in ambiente urbano”.
Soddisfatto il sindaco Patrizia Barbieri: “Piacenza diventa una città-pilota per progettare il nuovo modello di casa della salute, capace di promuovere la medicina territoriale all’interno di un quartiere e non solo, come punto di riferimento per le vulnerabilità”. Presenti all’incontro anche Dario Zaninelli, Manuela Nebuloni e Maddalena Buffoli del Politecnico di Milano.
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