“A 98 anni neanche una linea di febbre dopo la seconda dose di vaccino anti-Covid”
09 Febbraio 2021 00:05
“Tra la guerra e la pandemia c’è una differenza sostanziale: in quel periodo il nemico si vedeva, sparava, era fatto di carne e ossa, ci permetteva di ribattere con lucidità. Il virus, invece, è invisibile e subdolo”. Il 98enne Giacomo Scaramuzza, in passato ufficiale degli alpini, partigiano in Valnure durante la seconda guerra mondiale e brillante giornalista che contribuì a rifondare il quotidiano “Libertà” dopo il regime fascista, la guerra l’ha vissuta davvero: “L’epidemia è tutt’altra cosa. Ma i sacrifici della gente, forse, sono gli stessi”. Oggi le armi per affrontare il nemico – il Covid – sono poche, forse solo una: il vaccino.
L’altro giorno Scaramuzza – ospite della casa di riposo sul Facsal – ha ricevuto la seconda iniezione contro il coronavirus, necessaria per l’immunizzazione completa. “È un barlume di luce in fondo al tunnel, però mi chiedo: quanto dura la copertura? È efficace sulle varianti di Coronavirus? Noi vaccinati siamo comunque contagiosi? Insomma, le domande sono legittime, ma il vaccino resta la più grande forma di speranza che abbiamo. Io l’ho fatto volentieri, e lo rifarei subito. Non ho avuto alcun effetto collaterale, nemmeno una linea di febbre”.
Gli ultimi mesi non sono stati facili: “Allo scoppio dell’emergenza sanitaria, lo scorso febbraio, io e gli altri ospiti della struttura ci siamo ritrovati in un vortice improvviso. Nessuno se l’aspettava, ovviamente. Io ero abituato a uscire due o tre volte alla settimana. Dall’oggi al domani, invece, sono rimasto bloccato tra le mura della casa di riposo. Unicoop ha fatto più che bene a comportarsi così, per tutelare la nostra salute, ma la vita inevitabilmente è diventata dura”. E quando il Covid sarà solo un ricordo, cosa farà per prima cosa? “Andrò in piazza Duomo, dove sono nato, per rivedere il centro della mia città”.
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