L’anno più duro della storia di Piacenza tra lutti, speranze e solidarietà
21 Febbraio 2021 00:03
Sono passati 12 mesi esatti dal 21 febbraio 2020, quando iniziò la diffusione del Coronavirus che ha trasformato la quotidianità della vita di tutti. Di chi ha perso una persona cara, innanzitutto, o di chi non ha più il lavoro. Per tutti sono stati giorni affollati di preoccupazione, di limitazioni e di sacrifici. Giorni riempiti da frenesia e patemi, ma anche dai dati, dai bollettini e dalle testimonianze, per raccontare e trasmettere quello che sanitari, pazienti e famigliari hanno vissuto in prima persona.
In questo anno, Piacenza ha pianto 1.483 vittime del Covis, mentre i piacentini contagiati sono 19.544.
Un anno di cronaca, di numeri ma soprattutto di storie, spesso drammatiche: dal momento in cui a Mattia Maestri, 38enne di Codogno definito paziente 1, viene riscontrata l’infezione da Covid-19, alla zona rossa del basso Lodigiano; dall’avvio dei ricoveri al Guglielmo da Saliceto al primo decesso di una lunga e tragica serie che il 22 marzo ne fa registrare 33 in un solo giorno; il 23 ottobre il contatore tocca quota mille e oggi sfiora le 1500 vittime piacentine. Una pandemia velocissima che in pochi giorni si è impadronita di Piacenza, dell’Italia e del mondo intero. Da allora tutti gli italiani sono rimasti chiusi in casa per settimane: mesi fatti di sofferenze e di provvedimenti per arginare il contagio, via via sempre più stringenti, fino al lockdown, il blocco totale del Paese per due mesi tra marzo e aprile.
Settimane di lavoro frenetico per medici, infermieri e personale sanitario, che hanno fatto di tutto per cercare di salvare più vite possibile. Sforzi che non hanno purtroppo impedito che il periodo dal 19 al 25 marzo fosse il più tragico per Piacenza, con 192 vittime in sette giorni. Giorni in cui il silenzio delle strade per la mancanza di attività e di persone era riempito dal suono continuo e lacerante delle sirene delle ambulanze. Giorni nei quali al dolore per la perdita di una persona cara si aggiungeva quello di non aver potuto essergli accanto, con il pensiero devastante di una morte in solitudine anche se attenuata dalle preziose attenzioni di infermieri premurosi.
Anche le strutture sanitarie sono state messe a dura prova, con i reparti di terapia intensiva al limite del collasso e rendendo necessaria l’installazione a marzo di un ospedale da campo nell’area dell’arsenale, per ospitare una quarantina di pazienti di terapia sub-intensiva. Al lavoro clinico degli ospedali si sono affiancati i richiami alla responsabilità e al buon senso, a non uscire di casa e a non abbassare la guardia, a indossare la mascherina, a mantenere il distanziamento sociale, Il leitmotiv era cambiato: da un improbabile “andrà tutto bene” dei primi tempi a un accorato “restate a casa”. E poi gli appelli alla solidarietà, che hanno permesso di scoprire e apprezzare la generosità di tanti piacentini e di tante aziende e associazioni, come ad esempio l’iniziativa di Editoriale Libertà “Aiutiamo chi ci aiuta” che ai primi di aprile aveva oltrepassato quota un milione di euro donati, o la raccolta fondi “Libertà per Piacenza” attualmente in corso per sostenere gli hospice di Piacenza e di Borgonovo e i servizi Caritas.
Passano le settimane, fino al momento più atteso: il doppio zero di contagi e decessi, registrato il 29 maggio. Da allora il Covid ha allentato la presa, forse grazie anche alle elevate temperature di stagione, consentendo di trascorrere una estate nella quasi normalità, con un numero di contagi giornalieri mediamente inferiore alle dieci unità e i decessi prossimi allo zero. Quello che però tutti temevano era una nuova ondata, che dalla seconda metà di ottobre ha iniziato la sua ascesa arrivando a far registrare il picco massimo di 309 contagi giornalieri il 21 novembre e 10 decessi il 27 dicembre.
Se la prima ondata è stata la più pesante in termini di decessi – 860 nei mesi di marzo e aprile – la seconda ha fatto registrare il record di casi di positività accertati – oltre 5.300 nel solo mese di novembre – anche grazie ad un elevato numero di tamponi effettuati (mediamente 10mila la settimana).
La speranza di uscita dal tunnel è stata subito riposta nei vaccini, che dopo i tempi tecnici necessari per la loro formulazione, sperimentazione e validazione, sono stati somministrati per la prima volta a Piacenza il 27 dicembre per un totale ad oggi di 20mila dosi iniettate. Tra queste anche quelle destinate agli ultra 85enni, avviate nel febbraio di quest’anno.
Dodici mesi che hanno cambiato le abitudini, il lavoro, la quotidianità, raccontati ogni giorno da Liberta.it e Telelibertà con 2.500 post sul sito e centinaia di servizi televisivi. Un lavoro impegnativo che i piacentini hanno dimostrato di apprezzare con 90 milioni di pagine consultate e 5,5 milioni di utenti.
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