Verso il protocollo unico per le cure a casa: “Tenere gli ospedali liberi dal Covid”
14 Aprile 2021 00:05
Piacenza ha fatto scuola mettendo in campo un lavoro straordinario per assistere i malati di Covid direttamente a casa, evitando, in molti casi, il ricovero in ospedale. E’ tutto partito da un’idea dell’oncologo Luigi Cavanna, sposata dall’Ausl di Piacenza che ha strutturato il servizio creando vere e proprie Unità speciali, ormai note come Usca. Un’intuizione tra le prime in Europa attivata già durante la prima ondata del virus, quella più devastante per la nostra provincia. Oggi quel percorso assume importanza a livello nazionale. Nei giorni scorsi infatti il Senato ha approvato l’istituzione di un protocollo unico italiano per la gestione domiciliare dei malati di Coronavirus. “In questo momento ogni regione sta agendo per conto suo – spiega Cavanna – con questo passo in avanti potremo contare su “regole” comuni per tutti. Dobbiamo considerare – sottolinea Cavanna – che questa pratica domiciliare non solo ha ripercussioni sui malati Covid, ma anche su quelli che hanno altre patologie. Gli ospedali in sofferenza infatti non potrebbero garantire le cure ad altri pazienti”. Proprio il 12 aprile, oncologi, cardiologi ed ematologi hanno inviato, tramite la federazione Foce, un report che fotografa la situazione di estremo disagio per le cure no-Covid in Italia con visite, esami e interventi ritardati o cancellati per migliaia di malati di cancro o cuore. “La nostra provincia è un’isola felice – spiega Cavanna – abbiamo ripreso gli screening e le attività procedono, ma in altre città non è così. Se un tumore viene diagnosticato in ritardo si riducono le possibilità di guarigione”.
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