Premiato e vaccinato, Bobbio rende onore all’internato militare Malacalza
25 Aprile 2021 16:08
Oggi, in occasione della festa della Liberazione, il sindaco di Bobbio Roberto Pasquali ha consegnato una pergamena civica all’internato militare Enrico Malacalza, che durante la seconda guerra mondiale fu catturato in stazione a Bologna insieme ad altri soldati e rinchiuso dai tedeschi in un campo di concentramento in Polonia.
Un attestato di stima da parte di tutta la comunità valtrebbiese, quello ricevuto dal 98enne – residente in località La Valle – in questa data speciale: in concomitanza con la sua vaccinazione anti-Covid. Nella giornata del riscatto nazionale contro la dittatura, infatti, all’ex cantoniere e oste – classe 1923 – è stata effettuata l’iniezione per proteggerlo da un altro nemico, invisibile e subdolo: il Coronavirus.
“A Enrico – interviene il sindaco di Bobbio Roberto Pasquali – va il ringraziamento della nostra città perché, dopo l’armistizio del ’43, non piegò il capo al nazifascismo, sopportando le angherie dei gerarchi nel lager di Stutthof. La sua esperienza deve essere un esempio per le nuove generazioni, affinché l’orrore non si ripeta più”. Il primo cittadino ha consegnato la pergamena a Richetto (così lo conoscono tutti) insieme ai rappresentanti di carabinieri, alpini, polizia municipale, carabinieri in congedo e Sci Club.
La famiglia Malacalza ringrazia il sindaco Pasquali, la vicesindaca Simona Innocente e la giunta comunale di Bobbio, nonché i dottori Giuseppe Labati e Annamaria Andena.
IL MESSAGGIO DI LILIANA SEGRE – La pergamena civica di Bobbio è corredata da un messaggio della senatrice a vita Liliana Segre, deportata ad Auschwitz all’età di 13 anni. “Un affettuoso saluto a Enrico, un sopravvissuto dell’altra Resistenza. Una figura a cui dire grazie. Il suo sacrificio, doloroso, non è stato vano. Infatti l’8 settembre del ‘43 tutto finisce e tutto inizia. Quell’Italia è terra di nessuno. Quelli come lui hanno un posto d’onore nel cuore della Nostra”, si legge in un passaggio della lettera.
IL SERVIZIO DI THOMAS TRENCHI
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