“Costretti a fare il cavalcavia a piedi” La protesta per il bus dei residenti di Borgotrebbia
30 Ottobre 2021 01:44
Sono passati quasi due anni dalla loro prima rimostranza. Senza alcun esito. Le loro istanze non sono state prese in considerazione dalle istituzioni. Ma loro non ci stanno e rilanciano una protesta che nasce dalla rivendicazione di diritti uguali per tutti, ancor di più per gli anziani. “Noi non fermiamo”, dicono. E la loro età anagrafica poco conta. Ma non vogliono sentirsi ignorati e considerati cittadini di serie B.
Sono gli anziani, ma non solo, che abitano a Borgotrebbia nella zona oltre il cavalcavia sulla autostrada A21, tra le strade Camposanto vecchio e dell’Aguzzafame, che tornano a protestare per la soppressione di numerose corse del bus presso la loro fermata, che li obbliga – estate, inverno, nebbia, gelo, caldo torrido o pioggia – a percorrere a piedi il cavalcavia per raggiungere la fermata più vicina, a 400 metri in via Berzolla.
Ora, tra una corsa e l’altra, passa almeno un’ora. Troppo, per chi ha un appuntamento in città, ad esempio dal medico.
Una protesta partita due anni fa, già documentata dalle telecamere di Telelibertà, e in questi mesi approdata prima sulla scrivania del sindaco, poi su quella dell’assessore alla Mobilità e dei Servizi al cittadino e infine negli uffici di Tempi.
“Questi signori hanno detto che le cose rimangono così – spiega Augusta Tiramani, portavoce del gruppo di residenti che protesta -, sono stati intransigenti, non hanno voluti sentir ragioni”.
I residenti spiegano che “ora i bus, quando ripartono dal capolinea di via Berzolla, percorrono un lungo tragitto ad anello e senza fermate lungo via Talamoni, costoso, e che potrebbe essere sostituito dal prolungamento alla loro fermata”.
Non ci stanno quindi ad essere trattati da cittadini di serie B, meno importanti e considerati degli altri, in una città e in una società che mettono i diritti, soprattutto di anziani e persone fragili, al primo posto, anche al di sopra delle righe di bilancio.
E quindi non si fermano. Non li spaventa né quante primavere hanno sulle spalle, né la refrattarietà delle istituzioni. E sono pronti a portare avanti la loro battaglia, anche coinvolgendo tg e trasmissioni nazionali.
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