“Cara Anne…”: le lettere degli studenti delle medie di Castello arrivano sul Corriere
21 Gennaio 2022 03:49
“Cara Anne, sono ancora in quarantena”. “Cara Anne, a volte anch’io ho paura di crescere”. “Cara Anne, secondo me saremmo buone amiche, o può essere anche di no”.
Iniziano così alcune lettere che gli studenti della II e della III A della scuola media Mazzini di Castel San Giovanni hanno scritto ad Anne. Che per la cronaca è Anne Frank, la ragazzina ebrea rimasta nascosta per due anni con la sua famiglia ad Amsterdam e poi uccisa a Bergen Belsen nel 1945. Gli studenti scrivono: a volte direttamente a lei, altre invece ispirandosi al suo diario che hanno letto a scuola nell’ambito di un progetto portato avanti con l’ebraista Matteo Corradini.
“Con Corradini lavoriamo da tanti anni – spiega l’insegnante Elena Antoniotti – dal 2019 ci siamo concentrati sulla figura di Anne Frank: abbiamo letto con tutte le classi terze il suo libro “Luci della Shoah” in cui si parla anche di Anne; molti ragazzi fra l’altro avevano anche già letto il Diario di Anne Frank (di cui Corradini ha curato l’edizione pubblicata da Rizzoli, ndc). Abbiamo pensato di coinvolgere le classi in un percorso di rielaborazione delle testimonianze e di riflessione sul presente”.
Le lettere ad Anne sono nate così e fra l’altro domenica verranno pubblicate, insieme a un commento di Corradini, sull’inserto “La Lettura” del Corriere della Sera.
Tutte le lettere verranno esposte a maggio, in una mostra al Teatro Verdi di Castel San Giovanni, raccolte in quelli che Antoniotti chiama “libri di inciampo”.
“I ragazzi oggi non scrivono quasi più lettere – commenta Corradini – farlo, come lo hanno fatto gli studenti di Castel San Giovanni, è un atto che permette di mettersi in relazione con qualcun altro con i tempi giusti e la sensibilità giusta. Ma permette anche di mettersi in relazione con se stessi, di fotografare le proprie noie e i propri sogni, i propri desideri”.
Ma in questo caso specifico scrivere ad Anne Frank ha anche un altro significato: permette di capire, a chi ha scritto e a chi poi leggerà queste lettere, che a fare le rime, come diceva Marc Twain, non è solo la storia collettiva, ma tutte le storie individuali.
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