Levante, le testimonianze al processo: “Esposito diverso da altri carabinieri arrestati”

03 Febbraio 2022 19:30

“Un ragazzo tutto casa e lavoro, molto capace e scrupoloso e molto diverso dal gruppo degli altri carabinieri “infedeli”. Ecco il ritratto che è uscito dell’appuntato Angelo Esposito nella nuova udienza del processo per i fatti della caserma Levante di Piacenza: se gli altri carabinieri avevano scelto il rito abbreviato (e sono già stati tutti condannati con pene variabili da 12 a tre anni), Esposito ha scelto di procedere con il rito ordinario cercando di dimostrare la sua estraneità alle varie accuse di tortura, spaccio di droga, arresti illegali, falso o abuso d’ufficio.

“Ho un buon ricordo di lui, lavorava con professionalità anche se era di poche parole” ha sottolineato in aula Adamo Furi (vicecomandante della Levante dal 1999 al 2005) mentre lo storico comandante Giovanni Lettieri (in congedo dal 2013 ma per 25 anni in via Caccialupo) lo ha descritto come “un ragazzo straordinario, che si impegnava sia come carabiniere di quartiere, sia nell’attività d’ufficio. Don Adamo Afri, cappellano del carcere di Piacenza ha aggiunto: “C’era una netta divisione tra Esposito e gli altri carabinieri nei loro atteggiamenti”.

È stato ascoltato anche l’ex comandante della Compagnia di Piacenza Stefano Bezzeccheri, che è tornato sul tema dell’escalation di arresti che caratterizzò la Levante. “Ho subito dei solleciti pesanti perché mi impegnassi e facessi di più. Così, a mia volta, chiamavo tutti i miei sottoposti nelle varie stazioni della Compagnia per spronarli a fare sempre più arresti”.

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