Carenza d’acqua, campagna del pomodoro a rischio : l’allarme a Tomato World
17 Febbraio 2022 17:51
Il primo giorno della ventesima edizione di Tomato World, a Piacenza Expo, si è concentrato sulla carenza d’acqua che mette a rischio la campagna del pomodoro, ma non solo, del 2022. Stamattina, 17 febbraio, è andato in scena il convegno “La filiera del pomodoro da industria, una risorsa per il territorio”, che, attraverso i relatori, ha declinato il tema della sostenibilità. Dopo l’apertura con le parole del sindaco Patrizia Barbieri, volta a spingere perché si valorizzi il comparto con azioni concrete che non si fermino alla fase di pianificazione, il tema della siccità è stato subito sviscerato da Gianpaolo Maloberti, consigliere delegato all’agricoltura della Provincia, e da Luigi Bisi, presidente del Consorzio di bonifica. “In questo momento non abbiamo l’acqua affinché gli agricoltori possano produrre» dice quest’ultimo lanciando l’allarme per la campagna del 2022, considerando che aprile è il mese in cui è trapiantata la pianta di pomodoro. «Siamo abbastanza preoccupati sia per il pomodoro sia per il mais e le colture per la zootecnia da latte – dice Bisi – in generale per tutta l’irrigazione della pianura piacentina. Il grande tema da affrontare è il livello delle dighe irrigue sul territorio, attualmente sotto media di oltre il 14%. Speriamo nelle piogge primaverili, diversamente avremo difficoltà a distribuire acqua ai nostri consorziati”.
Il Consorzio, spiega Bisi, fa molto di più di attendere che si staglino delle nuvole cariche di pioggia all’orizzonte. L’ente ha messo in campo progetti per ottimizzare la distribuzione. “Uno sforzo di pari all’investimento di 71 milioni per realizzare nuovi impianti”- dice, che avranno al momento un impatto non trascurabile per l’ambiente, ma che nei prossimi anni garantirà maggiore sostenibilità. “La traversa di Mirafiori è una di questi – dice – consentirà di non andare mai più in Trebbia con gli escavatori per muovere ghiaia”. All’incontro sono intervenuti anche Gabriele Canali, del dipartimento di economia agroalimentare dell’Università Cattolica, il direttore scientifico del canale emiliano-romagnolo Stefano Anconelli, Dennis Calanca di Coldiretti Emilia Romagna e Marco Serafini, presidente dell’associazione nazionale industriali conserve vegetali.
Nella mattinata è intervenuto il presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Pomodoro da industria di Confagricoltura, Massimo Passanti che avendo ben in mente la fase della trattativa in corso ha sottolineato: “La filiera del pomodoro da industria è una di quelle che traina il Made in Italy e contribuisce alla bilancia commerciale. Esportiamo il 58% dei trasformati e siamo il secondo produttore mondiale. Gli imprenditori agricoli sono una parte di questa filiera. La produzione media del distretto del nord si attesta a 717,89 quintali/ettaro, lo scorso anno si sono prodotti mediamente 800 quintali in una campagna meteorologicamente perfetta”. Le premesse per questa campagna invece sono diverse a partire dalle scarse riserve idriche. “A preoccupare sono soprattutto i costi di produzione, molto più alti anche solo rispetto allo scorso anno. Si stimano aumenti recenti pari a circa 1200 euro/ettaro, per un costo produttivo globale attuale calcolato attorno a 8.200 euro per ettaro. Considerando la resa media produttiva andiamo a 105 euro a tonnellata, solo per la copertura dei costi”.
Nella tavola rotonda del pomeriggio dedicata proprio al contratto interprofessionale, Giovanni Lambertini, vicepresidente di Confagricoltura Piacenza e presidente della sezione di prodotto Pomodoro da industria di Confagricoltura regionale e provinciale ha sottolineato: “L’aumento dei costi energetici ci colpisce pesantemente e il problema non sarà risolvibile a breve perché il Paese si è trovato impreparato a gestire la transizione, per cui è una zavorra che avremo per alcuni anni. Abbiamo dimostrato che quando ci vengono offerte possibilità di nuovi strumenti tecnologici e scientifici li sappiamo valorizzare. Nel nostro contesto la prima possibilità a cui penso è la ricerca genetica. Sfruttiamo varietà più adatte alle nuove esigenze e più performanti che possano coniugare maggior produttività con maggior rispetto delle tematiche ambientali”.
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