La solidarietà di Piacenza per la Guinea Bissau. A Palazzo Farnese il ministro Cumbà
20 Febbraio 2022 03:18
“I nostri musei sono sempre più ambasciatori di bellezza e del grande patrimonio storico e artistico del nostro territorio”. Chi si esprime in questi termini è l’assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi, che, insieme al direttore dei Musei Civici, Antonella Gigli, ha dato il proprio benvenuto con una visita alla Sezione archeologica dei Musei di Palazzo Farnese, che riconduce alle origini romani della città, al Ministro della Salute della Guinea Bissau, Dionisio Cumbà, nonché al console onorario di Finlandia Michele Cattadori, che hanno ammirato questa nuova sezione, ricca di fascino e di suggestione.
Papamarenghi ha espresso, al tempo stesso, un ringraziamento a Leonardo Garilli, presidente di Round Table 4 Piacenza e a tutti i soci che lo affiancano, per l’impegno profuso nell’organizzare una cena di solidarietà che si è svolta nella serata di ieri a Palazzo Gotico, cui il Comune di Piacenza ha aderito. “Non possiamo che condividere – ha detto Papamarenghi – ripercorrendo le difficoltà e il dramma vissuto dal nostro stesso territorio nell’impatto devastante della pandemia, la scelta generosa di donare macchinari che possano aiutare i pazienti affetti da Covid 19 nella Repubblica della Guinea Bissau. E’ fondamentale e doveroso, contribuire all’ammodernamento e alla dotazione di sistemi di cura avanzati, nei Paesi in cui le strutture sono più carenti dei mezzi necessari. Solidarietà e bellezza si intrecciano in questo percorso, perché se da un lato i nostri Musei racchiudono storia e cultura, l’iniziativa svolta dalla Round Table, intende favorire quel mutuo aiuto necessario soprattutto in questi tempi”.
CHI E’ IL MINISTRO CUMBA’ – Singolare la storia di Cumbà, che prende il via nel 2010, quando l’attuale ministro era solo un giovane studente di medicina arrivato in Veneto (tra Piove di Sacco, Arino e Dolo) dal villaggio di Jugudul, per merito di un missionario che in lui ha visto qualità e pregi. Cumbà, che a soli 49 anni ha realizzato un sogno, oltre ad essere ministro è l’unico chirurgo pediatrico dello Stato africano e, pur mantenendo la prestigiosa carica istituzionale, continua la propria attività di chirurgo. In Italia Dionisio si è sposato con Laura, infermiera all’ospedale di Padova, e ha fondato con un gruppo di amici di Dolo l’associazione “Toka Toka Africa” con cui sono stati costruiti pozzi per l’acqua potabile, una scuola e inviati per anni aiuti nel villaggio di Jugudul. Termina gli studi specialistici in chirurgia pediatrica all’Università di Padova, grazie al suo mentore, il prof. Giovanni Franco Zanon, ottiene un importante incarico a Londra. Decide di concedersi una vacanza di un paio di settimane in Guinea Bissau prima di trasferirsi nel Regno Unito ma, pochi giorni prima di rientrare dall’Africa, viene a conoscenza del caso clinico di una neonata di quindici giorni con una malformazione intestinale. La neonata, già in coma, deve essere operata d’urgenza per effettuare una colostomia e inizia la ricerca di una struttura in Guinea Bissau che possa ospitare la chirurgia. Accade che, però, di strutture così non ce ne sono. Alla fine Cumbà ripiega su una clinica privata la cui sala operatoria non viene utilizzata da tre mesi: arredi e strumenti sono sporchi, muffa e scarafaggi sono ovunque. Con un collega italiano, un oculista in vacanza con lui, si dà da fare per ripulire la stanza e, in assenza di un medico anestesista, seda la bambina con l’etere. Quando salta la luce, continua l’operazione con i flash dei cellulari. La chirurgia, nonostante tutto, ha esito positivo e la bambina sopravvive. Queste ed altre storie sono state il frutto del dibattito della serata che ha dato un ottimo riscontro anche in termini di raccolta dei fondi da devolvere all’importante causa benefica.
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