Due anni dall’inizio dell’inferno, sanitari: “Non pensavamo durasse tanto”

21 Febbraio 2022 16:40

Tutto cominciò quel giorno. E nessuno aveva idea di cosa sarebbe accaduto da lì a poco: 21 febbraio 2020- 21 febbraio 2022. Sono trascorsi ben due anni. Il Covid si è abbattuto su Piacenza e sul mondo come un maremoto, lasciando dietro di sé vittime, paura, isolamento sociale. Oggi ci si chiede come fosse la quotidianità prima del Coronavirus, quando non si aveva paura di avvicinarsi all’altro, di parlare senza distanziamento e mascherina, quando la libertà non era negata.

All’inizio era solo il paziente 1 di Codogno, Mattia, poi sono stati migliaia i contagiati e, nella nostra provincia, oltre 1.700 persone, ad oggi, hanno perso la vita, a causa del virus. Il mese di marzo, nel 2020, ha segnato il punto di non ritorno, con oltre 30 morti al giorno. Reparti al collasso, pronto soccorso dell’ospedale di piacenza preso d’assalto da 150 persone al giorno, medici e infermieri che si ammalavano, uno dopo l’altro. Turni massacranti e il dolore di non poter salvare tutti. Nelle strade sfrecciavano solo le ambulanze, senza sosta, ed era l’unico suono che squarciava il silenzio spettrale che aveva avvolto la città. Tutti chiusi in casa, chiusi nel proprio dolore. Tutti a cercare di proteggersi, perché il nemico era lì fuori, pronto a colpire, invisibile ma devastante.

Oggi i ricordi di quei giorni sembrano quasi sbiaditi, ma non siamo fuori dalla pandemia, anche se la vaccinazione e le restrizioni ci hanno protetto di più e si intravede una luce in fondo al tunnel. Le vittime e il dolore delle famiglie colpite dai lutti restano immagini indelebili nella memoria e le cicatrici sono ancora lì, tatuate sul cuore.

“Ricordo tutto di quei giorni e mi sembra sia passata una vita”- spiega Andrea Magnacavallo, direttore sanitario facente funzioni dell’Ausl e, all’epoca dei fatti, primario del Pronto Soccorso di Piacenza. “Arrivavano persone a flotte, 150 al giorno e non sapevamo più dove metterle. La maggior parte di loro aveva la polmonite ed era grave. In pochi giorni tutti i posti letto, della struttura pubblica e del privato, erano occupati dal Covid, come se le altre malattie fossero tutte sparite per incanto”. Magnacavallo ricorda lo sforzo comune di tutti gli operatori: “Abbiamo agito insieme per il bene di tutti e ci siamo armati convinti che la situazione si risolvesse nel giro di poco tempo, mai avremmo pensato che durasse due anni”.

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