La guerra in Ucraina in un seminario di Isrec. Bersani: “L’Occidente ha perso peso”
22 Marzo 2022 01:00
“Soldati russi, ridiventate uomini: avete la scelta fra il tiranno di San Pietroburgo e la libertà”. Potrebbe essere stato scritto oggi, invece bisogna tornare indietro di oltre un secolo: è il 1863 quando lo scrittore Victor Hugo si rivolge così ai soldati russi che invadono la Polonia.
Lo ricorda lo storico Marcello Flores, ospite insieme all’analista geopolitico Dario Fabbri al seminario su “Perché ancora una guerra in Europa?” organizzato dall’Isrec di Piacenza all’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Alla base c’è una consapevolezza che Flores evidenzia all’inizio del suo intervento: “Quanto poco conosciamo la storia della Russia e quella dell’Ucraina – fa notare lo storico – e questo accade in un periodo, gli ultimi 15 anni, in cui a livello pubblico abbiamo assistito a un rapporto delle autorità italiane con Putin di particolare omaggio alla sua forza, alla sua intelligenza”.
Da lì la necessità messa in luce dall’incontro, coordinato dalla direttrice dell’Isrec Carla Antonini e introdotto dal coordinatore della commissione arte e cultura della Fondazione Mario Magnelli, di fotografare le caratteristiche della storia e del popolo russo: “Siamo abituati a pensare alla guerra di Putin, come se Putin fosse stato assegnato ai russi di ufficio – fa notare Fabbri – ma se è vero che un’opposizione certamente c’è, lo è anche il fatto che Putin sia espressione della Russia. Un Paese che come tutte le grandi potenze campa di status, ossia del timore dell’influenza che esercita sugli altri. E cos’è l’Ucraina per i russi se non uno stato cuscinetto che, una volta preso, permetterebbe loro di dormire dei sonni tranquilli?”.
A essere proiettato durante l’incontro è anche un intervento del presidente dell’Isrec Pier Luigi Bersani: è lui a sottolineare che “geograficamente siamo una compagine del continente russo e, pur preoccupandoci del gas e del petrolio, ci dimentichiamo la ricchezza di minerali che contraddistingue la Russia. E la nostra transizione tecnologica passa attraverso i minerali. Riconoscere oggi che l’Occidente ha perso peso nella storia e non dirige più il traffico sarebbe già un buon punto di partenza”.
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