Il Museo della poesia apre “la soglia”: da tutto il mondo letture contro la guerra

27 Marzo 2022 18:35

“È responsabilità del poeta stare agli angoli delle strade”. Lo ha scritto Grace Paley in una poesia tradotta da Paolo Cognetti.
Lo hanno preso alla lettera Massimo Silvotti e Sabrina Di Canio del Piccolo Museo della Poesia di Piacenza, che hanno chiuso una strada e aperto il portone dell’oratorio San Cristoforo, sede della realtà museale.
Hanno chiesto a poeti e cittadini di scegliere una poesia dedicata alla pace. Di leggerla in un angolo della strada, proprio davanti all’ingresso del Museo. Di ascoltare gli altri che leggono.
Si chiama “La soglia” l’evento che ha coinvolto un centinaio di persone non solo dall’Italia, ma anche da altri Paesi del mondo, alcuni in presenza, altri collegati in remoto.
Come la poetessa russa Julia Pikalova che dalla sua casa ha letto una poesia scelta dall’amico poeta ucraino Alexander Pustovit, originario di Kiev e impossibilitato a collegarsi all’evento: si chiama “Antifona per la gioventù condannata” e il poeta Wilfred Owen la compose nel 1917 mettendo su carta “la rabbia mostruosa dei cannoni”.

Non è stata la sola: ad aprire la giornata, perché tanto è durata l’iniziativa, sono stati gli alunni della IV E della scuola “Vittorino da Feltre” accompagnati dalla maestra Carmen Landolfi. Mascherina multicolore con la scritta “pace”, fogli in mano, i bambini hanno letto poesie in italiano, in spagnolo, in cinese, in arabo. Ed ecco allora “Avevo una scatola di colori” di Tali Sarek e “La luna di Kiev” di Gianni Rodari (riletta poi anche dal consigliere comunale e candidato sindaco Stefano Cugini, intervenuto nel pomeriggio come il pedagogista Daniele Novara, il maestro Mario Lovattini, lo studioso Domenico Ferrari Cesena): “Anche noi genitori abbiamo aderito a questa iniziativa – spiega Monica Brambati – ci è sembrato importante, necessario”. “Siamo tutti contro la guerra: in questo siamo tutti d’accordo – spiega Haitham Ramadan, originario dell’Egitto e presente con moglie e figlio – per questo siamo qui oggi”.

LE FOTO DI BETTY PARABOSCHI

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