Cava di Albarola: 200 camion al giorno e più di 14.000 tonnellate di Co2 nell’aria

29 Marzo 2022 10:12

“Una cava grande quanto l’intero paese di Ponte dell’Olio dalla quale, ogni giorno, fanno avanti e indietro più di 200 bilici per trasportare il materiale estratto, consumando oltre 5.270.000 litri di gasolio all’interno delle cinque fasi di lavoro, comportando il rilascio di 14.051 tonnellate di Co2 delle quali solo 7.300 vengono assorbite dalla vegetazione esistente, mentre le restanti 6.751 tonnellate si disperdono nell’ambiente e nell’aria di Albarola, Ponte dell’Olio, Bagnolo e Vigolzone” è l’allarme lanciato dal Comitato per la salvaguardia della Val Nure che dagli anni novanta esorta le istituzioni a far rispettare il diritto alla salute dei residenti che vivono nelle frazioni e nei paesi circostanti la cava di Albarola. I dati riportati dal comitato rappresentano le previsioni che si attueranno con l’ampliamento della cava.

Durante l’iniziativa “Libertà nei paesi” partita proprio dalla Val Nure e dal comune di Vigolzone domenica scorsa, Mauro Marchionni, uno dei referenti del comitato che conta una cinquantina di iscritti, ha sottolineato il disagio dei cittadini: “Viviamo in mezzo alla polvere e nei prossimi mesi sarà peggio”. La Buzzi Unicem azienda titolare della concessione, ha previsto un piano di rimboschimento che secondo le intenzioni dell’azienda andrebbe a compensare l’emissione di Co2 attraverso la piantumazione di oltre 30.000 piante, che potranno – secondo le previsioni – assorbire in un arco di dieci anni la Co2 emessa dalle lavorazioni. Un piano che non soddisfa per niente il comitato. “Da quella cava estraggono ogni anno un quantitativo di materiale che rappresenta più del doppio del peso del Duomo di Milano” le parole di Marchionni, spiegando l’intenzione del comitato di organizzare procedure di screening sullo stato di salute della popolazione che vive nei paesi vicini, per stabilire se ci fosse un’incidenza sulle malattie polmonari e respiratorie dovute ai lavori della cava.

“Inoltre è in programma quella che l’azienda chiama con un eufemismo riformulazione morfologica che comporterà la distruzione completa della collina del Bagnolo – ha affermato con sconforto Marchionni – a poca distanza da quei terreni ci sono i vigneti di alcune delle cantine più pregiate della provincia”.

“Tutta quella parte di terreno rossastra che si vede sopra la cava, nell’arco di cinque anni non ci sarà più, stravolgendo completamente il paesaggio”. Una storia che narra di contrapposizione tra interessi economici e salute pubblica. Il comitato, attraverso le parole di Marchionni, chiede di mitigare il piano presentato dalla Buzzi Unicem “effettuando controlli periodici sulla qualità dell’aria attraverso l’installazione di una centralina stabile volta ad analizzare le polveri sottili, evitare l’abbattimento di montagne come il monte Bagnolo e la distruzione di ettari di bosco e, infine, verificare la stabilità del ponte costruito nel dopoguerra su cui ogni giorno fanno avanti e indietro più di 200 camion”.

A breve si terrà la conferenza dei servizi alla quale parteciperanno Arpae, la soprintendenza delle belle arti e diversi enti tra cui i comuni di Vigolzone e Ponte dell’Olio e si saprà di più sul futuro della cava di Albarola e sull’entità delle lavorazioni. “Purtroppo – conclude Marchionni – né il nostro comitato né l’associazione dei viticoltori Valore Val Nure e neppure Lega ambiente sono stati ammessi all’incontro, nonostante la legge regionale preveda la presenza di cittadini riuniti in comitati e interessati direttamente dalle decisioni che si prenderanno. Speriamo almeno che i nostri amministratori abbiano a cuore la salute dei cittadini. Non vogliamo fare la stessa fine di Taranto”.

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