I 50 anni di Africa Mission, don Luigi Ciotti: “Dobbiamo aprirci alle periferie”
29 Marzo 2022 10:56
“Sono venuto per sottolineare la forza di don Vittorio e del vescovo Manfredini. Sono venuto a festeggiare 50 anni di storia del vostro percorso avviato da quel tuono potente di don Vittorio che non le mandava a dire. Lui è stato per voi e per tanti altri il grande faro, un vulcano, una persona capace di graffiare le coscienze”.
Così don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, ricorda don Vittorio Pastori, fondatore di Africa Mission Cooperazione e Sviluppo. È lui a inaugurare il cinquantesimo anniversario di fondazione del Movimento in una chiesa di Santa Franca gremita: 260 sono i cittadini presenti per ascoltare l’intervento fiume di don Ciotti su “Periferie urbane, periferie del mondo”.
“Dobbiamo aprirci alle periferie. Lo ha detto Papa Francesco e io vorrei riprendere le sue parole – spiega don Ciotti – per uscire dalla propria comodità e raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo bisogna guardare negli occhi e immergersi nella vita delle persone, occorre ascoltare e raggiungere le periferie umane e del proprio territorio. Ascoltare il grido dei poveri vuol dire che dobbiamo assumerci ogni giorno le gioie e le speranze del popolo delle periferie urbane”.
È quello che in cinquant’anni ha fatto Africa Mission Cooperazione e Sviluppo, rappresentata ieri dai presidenti don Maurizio Noberini, che è anche parroco di Santa Franca, e Carlo Antonello: sono loro a fare gli onori di casa e a dare la parola prima all’assessore Jonathan Papamarenghi e poi a Maria Pia Gliozzo del Centro Caritas La Giara e a Maurizio Iengo degli Educatori di Strada.
“La mia presenza qui è un segno di stima, di affetto, di riconoscenza a quanti per cinquant’anni, cominciando da un grande sacerdote, hanno portato fiducia, speranza, dignità, libertà a tanta gente in Africa – continua don Ciotti – mi fa piacere potere condividere questo momento di gioia e di consapevolezza che molte cose sono cambiate, anche se c’è tanta disperazione, fragilità, sofferenza in questo momento. Ancora una volta l’Africa è stata usata, scaricata: abbiamo il dovere di metterci testa. Ci siamo dimenticati delle altre guerre: 33 guerre in atto, molte dei quali toccano proprio i Paesi africani. È giusto accogliere le persone in difficoltà che arrivano dall’Ucraina, ma bisognerebbe fare lo stesso per le altre persone”.
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