Francesca, da docente a bidella: “Nei corridoi mi chiamano ancora prof”
27 Maggio 2022 10:01
Da docente a bidella. La piacentina Francesca Perrella è testimone diretta di una storia – la sua – che ben riassume il cortocircuito del sistema scolastico. La ragazza lavora come assistente Ata nell’istituto Romagnosi, ma alcuni studenti nei corridoi le dicono ancora “buongiorno prof!”. Sono gli stessi ragazzi, infatti, a cui la 26enne insegnava italiano qualche mese fa in una classe di terza media.
“Dopo gli studi al liceo Colombini – racconta Perrella – ho avuto l’opportunità di svolgere alcuni stage nelle scuole, soprattutto con l’assistenza alla disabilità e la ricerca. Ho sempre sentito una predisposizione per l’insegnamento, ma ho deciso di seguire la facoltà di mediazione linguistica per non ripetere le stesse materie già studiate alle superiori. Al tempo, grazie a questa università, era possibile iscriversi anche alle graduatorie dei docenti, seppur in terza fascia. Una possibilità che poi, però, è stata preclusa. Sono arrivata alla fine di un percorso triennale non più abilitante”. Quantomeno per l’insegnamento. “Alla graduatoria Ata, quella di collaboratori scolastici e segreteria, potevo invece iscrivermi. E così ho fatto”, prosegue Francesca.
Dopo la laurea, la giovane ha iniziato a candidarsi anche come docente negli istituti piacentini attraverso la Mad, cioè la messa a disposizione per supplenze temporanee (e non un incarico definitivo). “Ho fatto lezione in tutti gli ordini scolastici, grazie a contratti di sostituzione, progetti universitari o programmi di integrazione per gli alunni stranieri. In questo anno scolastico, solo per tre mesi – sottolinea Perrella -, ho insegnato l’italiano come seconda lingua ai bimbi extracomunitari della scuola Alberoni”. Eppure da gennaio, una volta scaduta la supplenza, e “in attesa di altri contratti temporanei che tardavano ad arrivare”, Francesca ha accettato di nuovo la chiamata come bidella nell’istituto Romagnosi, “dove oggi alcuni studenti incontrati nei corridoi mi chiamano ancora prof“.
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