Domani sciopero dei buoni pasto: in 10mila piacentini non potranno utilizzarli
14 Giugno 2022 03:00
Saranno oltre 10mila i piacentini che tra due giorni non potranno usufruire dei buoni pasto. Fida e Fipe Confcommercio, Fiepet e Fiesa Confesercenti, unitamente ad altre sigle sindacali, hanno infatti aderito all’iniziativa di livello nazionale e indetto per questo mercoledì, uno sciopero dei buoni pasto, che non saranno accettati per tutta la giornata.
Una forma di mobilitazione e protesta da parte delle imprese della somministrazione e della distribuzione commerciale alimentare per evidenziare un grave problema che da anni interessa un settore di fondamentale importanza per milioni di lavoratori che ogni giorno pranzano fuori casa. Due, in particolare, le richieste: la salvaguardia del valore nominale dei titoli e la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici. Ad annunciarlo, ieri nella sede di Unione Commercianti, sono stati Fabrizio Samuelli e Nicola Maserati di Confesercenti, Giorgia Tosi di Fida e Cristian Lertora di Fipe. “Un problema che è diventato insopportabile – ha detto Samuelli – perché gli operatori stanno subendo quanto lasciato dalla pubblica amministrazione, i buoni pasto hanno degli sconti troppo alti attualmente e così il valore nominale non corrisponde a quello che è l’incasso dell’operatore, con il rischio che lo stesso operatore ci rimetta oppure che fornisca dei prodotti di bassa qualità.
“La situazione è ormai insostenibile perché le commissioni a carico di noi esercenti sono insostenibili, per ogni buono pasto da otto euro noi ne incassiamo poco più di sei, e c’è anche il rischio che le società che devono pagare, magari lo fanno a distanza di sei mesi, ovviamente il ristoratore ne soffre e si deve fare qualcosa per tutto questo” ha evidenziato Lertora. Un’altra questione l’ha sollevata Giorgia Tosi, aggiungendo che “tutto questo si è aggravato dopo il fallimento del Qui!Group spa nel 2018, che ha portato a riconoscere debiti rimasti insoluti per oltre 393 milioni di euro a più di 5mila creditori. Bisogna fare qualcosa”.
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