Partita per la vita con i trapiantati: “Dobbiamo salvare 8.500 persone”
27 Giugno 2022 12:23
Sono 8.500 le persone, in Italia, appese a un filo, quello del telefono, in attesa della chiamata che potrebbe salvargli la vita. Giorno e notte pregano affinché, dall’altro capo della cornetta, venga pronunciata la frase della salvezza: “C’è un organo”. Per questo è fondamentale dire sì alla donazione di organi. Non si stanca di chiederlo Aido, 45 anni di attività senza sosta a Piacenza e mezzo secolo in Italia.
A Travo, nella piazzetta dell’asilo e poi al campo sportivo del paese, per due giorni, nel weekend del 25 e 26 giugno, medici, biologi, volontari, ma soprattutto i calciatori della Nazionale Trapiantati, con quelli di Niviano e della Pubblica Valtrebbia, hanno risposto alla necessità di confronto e sensibilizzazione sui trapianti mettendosi direttamente in gioco con la “Partita per la Vita” dedicata al vicepresidente Aido Michele Lizzori, scomparso nel 2018, e voluta in particolare dai genitori, Gianni ed Enrica.
Una partita emozionante come sempre ma anche e soprattutto spunto di riflessione. Ad oggi sono 65.300 i consensi alla donazione di organi post mortem registrati nei 46 Comuni piacentini, raccolti direttamente sulla carta d’identità (37.300 sì, il 71 per cento del totale, mentre i no sono stati 14.863) o tramite l’iscrizione ad Aido, che è gratuita e si può fare anche in forma digitale, come ricordato dal presidente provinciale Roberto Mares. Non basta, hanno concordato sabato sera Gabriella Sangiorgi, direttrice del Centro riferimento trapianti dell’Emilia-Romagna, Massimo Nolli, direttore del dipartimento di Anestesia e Rianimazione, Daniele Vallisa, direttore Ematologia e Centro Trapianti, Angela Rossi, direttrice di Biologia dei trapianti dell’ospedale di Piacenza, l’infermiere e coordinatore locale Francesco Lauri, e i rappresentanti di Aido, intervenuti a Travo a fianco del sindaco Lodovico Albasi. Piacenza è ancora l’ultima in regione per indice del dono.
La nostra provincia risulta settantunesima in Italia. C’è ancora tanto da fare . E ogni singolo cittadino può fare la differenza, esprimendo la propria volontà in vita. “Sono più di 300 le persone che non ce l’hanno fatta, sono morte aspettando un organo”.
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