Igor, morto a 27 anni con l’esercito russo. “Convinto dagli amici a partire”
03 Settembre 2022 02:28
Di lui non rimane che un nome e una piccola foto su di una lapide in un cimitero di Mosca. Intorno, qualche fiore destinato ad appassire al primo freddo d’autunno.
Igor Koriak aveva compiuto 27 anni soltanto da una settimana quando insieme ad altri suoi commilitoni, tutti all’incirca della stessa età, è stato spedito nel Donbass, epicentro del conflitto che dallo scorso febbraio sta insanguinando l’Ucraina, con pesanti conseguenze in tutto il mondo.
Mentre avanzavano in un fazzoletto di terra non ancora battuto, Igor e la sua squadra sono finiti in un campo minato. Nessuno di loro si è salvato.
Quello di Igor è stato l’unico corpo a fare ritorno a Mosca: degli altri compagni non è rimasta traccia. Di loro come di migliaia di altri giovani soldati russi, mandati a morire in nome di un ideale così distante da loro, operai e contadini di remote regioni del Paese, oppure partiti volontari per difenderlo quell’ideale, elevarlo a ragione di vita e di morte. Come Igor.
La sua storia ci viene raccontata alla cugina, Natalia Coeva, moldava di nascita ma piacentina d’adozione, che ripercorre gli ultimi giorni di quel ragazzo biondo e dagli occhi azzurri, gli stessi che continuiamo ad osservare in quella foto scattata poco prima della sua partenza.
“Igor è morto circa quaranta giorni fa – spiega Natalia – dilaniato da una mina che ha restituito alla famiglia solo brandelli di corpo avvolti in una bandiera. Era nato 27 anni fa in Transnistria, una regione della Moldavia separatista e filorussa che risponde al governo di Mosca. Qui, nella capitale della Russia, Igor si era trasferito insieme alla madre e alla sorella. Amava profondamente la sua patria in quanto di origine russa, tanto da arruolarsi fin da giovanissimo nell’esercito, che aveva lasciato due anni fa per vivere una vita normale. Per un po’ ci era riuscito, ma poi… Con lo scoppio del conflitto, lo scorso febbraio, il destino è tornato a bussare alla porta. Gli amici di Igor, infatti, hanno cercato di convincerlo a partire: “fratello, la Russia ha bisogno di te. Vieni con noi in Ucraina”. Alla fine, nonostante la disperazione dell’intera famiglia, del tutto contraria a questa sua decisione, Igor aveva deciso di imbracciare nuovamente il fucile. Così, poco dopo aver festeggiato il suo ventisettesimo compleanno, è partito per il fronte trovandovi la morte”.
Natalia si ferma, prende un respiro e guarda il cielo. Le chiediamo cosa pensa di questa guerra che tanto male sta facendo alla sua famiglia, alla sua e a quella di tanti altri giovani soldati, siano essi russi o ucraini.
“Questa guerra non ha bandiera – prosegue -. Russi e ucraini sono cugini, tutti noi siamo ancora increduli per quanto sta accadendo. Prima di partire, Igor aveva detto alla fidanzata che sarebbe tornato presto, che si sarebbero sposati per vivere una vita felice insieme”.
SERVIZIO A CURA DI MARCELLO TASSI
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