Pietra d’inciampo, l’ex assessore: “Stand politici in quello spazio, serve rispetto”
17 Ottobre 2022 15:42
“Il monumento va preservato attraverso un vincolo di tutela, altrimenti qualsiasi tecnico potrebbe decidere di ricollocarlo altrove. Mi risulta che l’amministrazione non abbia attivato la pratica”. Così l’esponente di centrodestra Jonathan Papamarenghi (civica Barbieri-Liberi), ex assessore alla cultura, è intervenuto oggi in consiglio comunale riguardo la pietra d’inciampo dedicata a Enrico Richetti, ebreo goriziano deportato e ucciso, che è stata inaugurata in via XX Settembre dal sindaco Tarasconi. “La pietra d’inciampo è stata installata all’altezza della chiesa di San Francesco, e non all’angolo tra via XX Settembre e via Cavour come ipotizzato inizialmente, quindi in uno spazio che viene spesso concesso ai banchetti politici. L’amministrazione valuti questo problema, perché si tratta di un monumento che merita rispetto e valorizzazione”, ha detto Papamarenghi durante la seduta nell’aula di palazzo Mercanti.
IL SIMBOLO – La pietra d’inciampo è stata realizzata da Gunter Demnig. Nei mesi scorsi, però, le polemiche non sono mancate: l’ebreo goriziano Richetti, prima della deportazione, aveva infatti aderito al fascismo anche se nel 1935 era stato critico nei confronti della guerra in Etiopia e per questo era caduto in disgrazia ed espulso dal partito. La sua fede fascista in ogni caso non lo aveva salvato dall’arresto, avvenuto a Piacenza dove si era trasferito nel 1939 e dove aveva aperto un negozio di macchine da scrivere in via XX settembre: deportato a Dachau, morì il 6 gennaio 1945.
“PATRIMONIO DELLA CITTÀ” – “La pietra d’inciampo è un patrimonio per tutta la collettività, senza distinzioni politiche – ha rimarcato Salvatore Scafuto (Pd) in consiglio comunale – si tratta di un simbolo importante per Piacenza, perché testimonia la parte orrenda della nostra storia”.
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