La città nella città di Bally: “Se nasci come me o finisci in strada o ti salvi nella musica”
05 Dicembre 2022 07:09
È un sentiero stretto quello che in pochi passi porta da via Leonardo alla “Zona 30”, tra le vecchie case minime, oggi palazzoni d’edilizia di sopravvivenza degli anni Settanta, un orizzonte di antenne tv, persiane verdi, panni stesi e cemento scrostato, e occhi che stanno a guardare dietro le finestre disposte ad anfiteatro sui giardinetti con qualche panchina al centro. Il primo palco di Bally è stato questo, fin da bambino, “E già io volevo solo difendere mia madre, che mi ha cresciuto da sola lavorando per 700 euro al mese quando andava bene”.
È qui che Bally, 27 anni, nato e cresciuto a Piacenza, ci accoglie, dopo che il suo video di musica drill, sottogenere più crudo e cupo della trap, ha spaccato Piacenza; ed è qui che accetta di farci vedere una città nella città, quella che ha chiamato insieme ad altri “Zona Trenta”, dove la vita si fa strada come può tra le vite che altri altrove hanno scartato.
“Nessuno si è preso la briga di ascoltarci, di venire qui a capire cosa vuol dire nascere e crescere qui. La drill è stata un rifugio e può esserlo per altri come me. Servirebbero studi di registrazione gratis per salvare i ragazzi dalla strada”.
Interviste e foto di Elisa Malacalza oggi su Libertà in edicola e su App
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