Tendini da padre a figlio, parla piacentino il primo caso italiano
12 Gennaio 2023 13:41
Un’operazione delicatissima, riuscita senza alcuna complicazione, è stata realizzata nelle scorse settimane all’ospedale Agnelli di Pinerolo (Torino). Ad eseguire l’intervento, primo in Italia nel suo genere, il chirurgo piacentino Simone Perelli, in forza da sette anni all’Icatme di Barcellona, prestigioso istituto catalano di traumatologia e medicina dello sport.
Questa volta, a finire sotto i ferri non c’erano le stelle del Barcellona o del tennis mondiale che Perelli è abituato a vedere, ma un ragazzino piacentino di 13 anni, reduce da un grave infortunio rimediato in una partita di calcio.
L’eccezionalità dell’intervento non risiede solo nella complessità dell’operazione, che richiedeva due sale operatorie con relative équipe mediche che lavorassero in contemporanea, ma nel superamento di alcune barriere etiche. Infatti, Perelli e il collega dell’ospedale di Pinerolo, Marco Formagnana, hanno dovuto ottenere le autorizzazioni da parte del Centro Regionale Trapianti e stendere un lungo protocollo per poter autorizzare il padre 45enne del ragazzino alla donazione dei legamenti. Il caso è destinato a far scuola nel nostro Paese che si allinea così a Stati Uniti, Spagna e Australia, dove simili operazioni (con due pazienti viventi) sono una prassi consolidata.
L’operazione apripista, sviluppata interamente nell’ambito della sanità pubblica (motivo di orgoglio per Perelli), si è svolta nel giro di un’ora: un team ha estratto i legamenti da un ginocchio del padre per poi far procedere l’altro con il trapianto nella gamba del figlio. Il chirurgo piacentino si è detto “onorato per aver contribuito a far progredire a livello scientifico la medicina italiana nel campo traumatologico- aggiungendo soddisfatto che- adesso padre e figlio stanno procedendo con la riabilitazione. Il padre è già quasi completamente recuperato. Quanto al ragazzo, molto presto avrà un ginocchio completamente ristabilito che gli consentirà di stare bene nella vita. Ed è questo il nostro primo obiettivo.”
La Società italiana di Chirurgia, a riprova del successo dell’operazione, ha richiesto ai due medici di stilare un report e una pubblicazione.
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