Pietre d’inciampo, dal 28 gennaio alla Passerini Landi la mostra di Emanuele Ferrari
26 Gennaio 2023 01:29
Sarà inaugurata sabato 28 gennaio, alle ore 17, presso lo spazio espositivo al piano terra della biblioteca Passerini Landi, la mostra fotografica dedicata alle pietre d’inciampo “Una pietra, uno sguardo, una storia” di Emanuele Ferrari e a cura di Gabriele Dadati.
Allestita in occasione della Giornata della Memoria, la mostra sarà visitabile fino a sabato 25 febbraio.
Durante l’inaugurazione il gruppo teatrale Quarta Parete leggerà alcune testimonianze di familiari delle vittime.
E’ scritto nel Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo: “Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”. Una pietra d’inciampo è un piccolo blocco di pietra ricoperto di ottone, posto davanti all’edificio in cui visse, o lavorò, uno dei milioni di deportati nei campi nazisti che non fecero più ritorno a casa. Essa ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno dell’arresto, il luogo della deportazione e la data della morte.
La prima fu posata a Colonia, in Germania, nel 1995, su iniziativa dell’artista Gunter Demnig: una reazione a negazionismo e oblio, per ricordare tutte le vittime del nazifascismo, qualunque fosse il motivo della loro persecuzione (religione, “razza”, idee politiche o orientamento sessuale). Da lì è nato un monumentale progetto europeo, che ha portato alla posa di oltre 80mila pietre d’inciampo. Con la volontà di contribuire al ricordo di tutti i deportati, Emanuele Ferrari ha deciso di fotografare dodici pietre d’inciampo, ritraendo inoltre i familiari delle vittime. Ai dittici così costituiti, ha accompagnato le storie personali delle persone coinvolte. In questo contesto, i ritratti vogliono rafforzare il significato e il valore della testimonianza costituita dalla pietra d’inciampo, provando, nel contempo, a restituire gli stati d’animo delle persone private dei propri cari. Gli incontri con i famigliari sono stati molto interessanti e spesso emozionanti. Una parte di essi si è tradotta in brevi interviste, che includono ricordi e riflessioni. L’autore ha ripreso alcuni di questi pensieri, e li ha resi leggibili attraverso dei QR code posti a fianco delle didascalie. È così possibile completare l’esperienza di manutenzione del ricordo leggendo anche le storie, spesso incredibili, dei deportati. La conoscenza dei fatti accaduti ha un’importanza fondamentale e il percorso visivo proposto conduce lo spettatore a questo passaggio conclusivo. Nato a Piacenza nel 1965, Emanuele Ferrari ha preso parte a numerose esposizioni collettive e, tra le mostre personali, merita ricordare “In&out” (Piacenza 2006), inserita nel programma del Festival internazionale “Carovane”, “Nel rivedere te” (San Nicolò a Trebbia 2014) e “Fragile” (Piacenza 2018).
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE