Mediatore culturale reclutava richiedenti asilo: scoperto giro di caporalato nei campi
14 Febbraio 2023 10:57
Un mediatore culturale bengalese attivo in alcune strutture di accoglienza nella provincia di Piacenza avrebbe reclutato i richiedenti asilo per destinarli al lavoro nei campi in condizioni di sfruttamento. Per lo straniero è scattato il divieto di dimora a livello locale, con l’obbligo di lasciare immediatamente il nostro territorio. E’ l’esito di una lunga e articolata indagine coordinata dalla Procura di Piacenza e condotta dalla squadra mobile, che ha portato all’emissione di una misura cautelare per i reati di caporalato e violazione della normativa in maniera di impego dei lavoratori extracomunitari, commesso ai danni di profughi provenienti dall’Asia Meridionale.
Approfittando dello stato di bisogno dei richiedenti asilo, la polizia ha rilevato che venivano corrisposte retribuzioni “palesemente difformi da quelle previste dai contratti collettivi di lavoro, comunque sproporzionate rispetto alla qualità e quantità del lavoro versato e pagando in ritardo, o addirittura non pagando affatto, i lavoratori sfruttati”. La questura, inoltre, fa sapere che “in alcuni casi, i soggetti reclutati non avrebbero comunque potuto lavorare poiché non avevano ancora formalizzato la richiesta di asilo o non era decorso il termine prodromico all’inizio del lavoro”. A fronte delle rimostranze di un richiedente asilo, il mediatore culturale avrebbe minacciato di farlo allontanare dalla struttura di accoglienza.
L’indagine è stata sviluppata anche con intercettazioni telefoniche, servizi di osservazione e perquisizioni. Stando alla ricostruzione delle forze dell’ordine, il mediatore culturale si avvaleva di due cittadini egiziani, il responsabile di una cooperativa per braccianti agricoli con sede a Piacenza e un suo dipendente, anche loro indagati per il concorso nel reato di caporalato. Risulta indagato anche un quarto soggetto di origine bengalese, dipendente della stessa società che gestiva l’accoglienza degli immigrati, impegnato nel reclutamento dei lavoratori da destinare nei campi. I tre stranieri sono indagati in stato di libertà per il reato di caporalato.
“L’indagato principale si occupava anche di trovare, ovviamente dietro pagamento, ulteriori soluzioni abitative per chi terminasse il percorso dell’accoglienza – si legge nella nota della questura – e sempre dietro compenso si occupava del disbrigo delle pratiche burocratiche. L’uomo si occupava anche di reperire, anche in questo caso dietro pagamento, delle fittizie dichiarazioni di ospitalità da fornire a soggetti stranieri irregolari sul territorio”.
STRUTTURA SPORCA – Durante i controlli della squadra mobile, inoltre, un centro di accoglienza coinvolto nelle indagini è risultato sporco e carente di condizioni igieniche adeguate. I rifiuti venivano accatastati in sacchi di immondizia che restavano stipati per giorni, attirando i roditori. Così la prefettura di Piacenza ha interrotto i rapporti contrattuali con la società responsabile.
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