Daniel Zaccaro, da carcerato a educatore. “Il dolore mi ha dato la forza per rialzarmi”
21 Marzo 2023 14:01
“Quando si parla di persone non esiste il fallimento, non siamo mica delle imprese”. Daniel Zaccaro racconta la sua storia, la storia di un ragazzo cresciuto nella periferia milanese, a Quarto Oggiaro, dove – oltre alla gran passione per il calcio – gli esempi da seguire erano i ragazzi “forti”, quelli che rubavano e che prendevano ciò che non potevano permettersi. Esempi che hanno portato Daniel a commettere i primi furti, “prendendo di mira i ragazzi più fortunati di me” racconta davanti a decine di studenti e studentesse dell’università Cattolica. Appena prima di compiere 18 anni la scelta di rapinare una banca, decisione che gli valse l’ingresso al carcere minorile Beccaria. “Lì ho conosciuto don Claudio grazie a una partita di biliardino”.
Don Claudio gli ha offerto una seconda opportunità e non l’ha abbandonato anche quando Daniel è ricaduto nella morsa dell’illegalità finendo in carcere, questa volta a San Vittore. “Ci sono i professionisti del disagio che vedono tutto nero – commenta don Claudio Burgio, cappellano dell’istituto penitenziario per minorenni Cesare Beccaria -, ma non è così: si può sempre ripartire dopo un errore, persino dopo il carcere. Per me sono semplicemente ragazzi, non ladri, tossicodipendenti o criminali”.
“Puoi cambiare il finale” è il titolo scelto per rappresentare l’incontro organizzato dalla facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Piacenza. Daniel il suo finale l’ha cambiato per davvero. Ora, dopo essersi laureato in Scienze dell’educazione fa l’educatore, sempre a contatto con i ragazzi: “E’ meraviglioso il tempo che passo con loro”. “Nel momento in cui tu riesci a dare un nome al tuo dolore e alla tua sofferenza sei già alla metà del percorso di conoscenza del mondo e di te stesso. Questo l’ho provato con la mia storia e con la storia dei ragazzi che seguo. Se sono qui è anche grazie alle esperienze che ho fatto, ognuno di noi si forma e cresce attraverso gli sbagli, i miei sono stati molto grandi ma mi hanno portato qui” le parole di Daniel.
Secondo Daniel “la caduta è un punto di ripartenza, ti fa capire i tuoi limiti e ti dà la spinta per ripartire – prosegue – stare con i ragazzi mi dà tanta gioia, cerco di ricambiare offrendo ascolto e fiducia”. “Daniel era un ragazzo spavaldo che inizialmente era contento di essere finito in carcere perché faceva curriculum nel quartiere – ricorda don Claudio – il quartiere a un adolescente anche oggi offre un senso di appartenenza molto forte, ma poi, col tempo, si capisce quanto si è soli e quanto sia importante creare rapporti più veri e autentici. Un cammino che Daniel ha affrontato cadendo e rialzandosi”. Questo percorso è diventato un libro: “Ero un bullo” presentato durante la mattinata insieme al professor Domenico Simeone, il coordinatore del corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione professor Daniele Bruzzone, la docente di pedagogia sociale professoressa Alessandra Augelli e l’ex preside Alberto Gromi.
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE