Telemedicina in Emilia-Romagna: 20mila postazioni per l’assistenza
28 Giugno 2023 11:08
Prendi lo smartphone, lo specialista che ti segue legge gli esami che hai eseguito e modifica o conferma la terapia che stai assumendo. Se serve accendi la telecamera, ti misuri la pressione o la glicemia nel sangue e invii i dati al medico, che in tempo reale verifica le tue condizioni di salute. Si chiama telemedicina, e oltre che estremamente utile è anche molto promettente, in particolare nel caso di patologie croniche o per i pazienti giovani che hanno poco tempo a disposizione ma familiarità con la tecnologia.
Un servizio su cui l’Emilia-Romagna continua a investire, come dimostra il modello organizzativo per l’implementazione dei servizi di telemedicina approvato in questi giorni dalla Giunta, con l’obiettivo di allestire 20mila postazioni informatiche dedicate. Il progetto, che rientra tra gli obiettivi del PNRR e del Piano complementare, vede la Regione con un ruolo di regia, coordinamento e monitoraggio, mentre saranno le Aziende sanitarie a occuparsi dell’avvio e della realizzazione operativa delle attività. L’obiettivo è quello acquistare le attrezzature entro l’inizio dell’anno prossimo per attivare i servizi nella primavera del 2024 e aver monitorato a distanza 12mila persone a fine 2025.
“Come Regione abbiamo presentato nei tempi al ministero sia il piano di fabbisogni che il modello organizzativo, perché siamo stati tra i primi a credere nella telemedicina, che già oggi sperimentiamo con successo – spiega l’assessore alla Politiche per la salute Raffaele Donini. “Si tratta di un servizio apprezzato dai più giovani, da chi vive fuori dai centri abitati, da chi soffre di patologie croniche, e in quest’ultimo caso in Emilia-Romagna parliamo di quasi un cittadino su due. In molti casi si tratta di malattie con le quali si può vivere a lungo e serenamente, ma che vanno in ogni caso monitorate. Con la telemedicina i pazienti potranno far controllare la propria condizione di salute dai medici che li seguono, direttamente da casa loro o da centri territoriali. Questo non è il futuro, è già il nostro presente”.
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