Lapide a Monticelli ricorda Enrico Cialdini, generale che compì massacri in Sud Italia
24 Luglio 2023 11:47
Affacciata su via Martiri della Libertà, a Monticelli, c’è una lapide che celebra un generale a cui, nell’Italia post-unitaria, sono imputati arresti in massa, esecuzioni sommarie, distruzione di casolari e masserie e rappresaglie contro uomini, donne e bambini. Un generale le cui azioni spietate hanno portato nel 2011 l’ex presidente del Consiglio Amato a chiedere scusa a un piccolo comune campano messo a fuoco e fiamme per rappresaglia e, dieci anni più tardi, anche l’allora sindaco di Reggio Emilia Delrio a fare lo stesso.
Quel generale si chiamava Enrico Cialdini e per rintracciare il suo nome, nel nostro territorio, occorre andare a Monticelli: lì sorge un palazzotto color panna, a due piani, con un loggiato. Lì sta affissa una lapide in marmo, circondata da un delicato fregio floreale: “In questa casa – vi si legge – nella sera del 27 giugno 1866 conferì per affari di stato sua maestà Vittorio Emanuele II con sua eccellenza il generale Enrico Cialdini. Il Municipio a perenne memoria pose”.
Non si sa la data precisa in cui l’amministrazione di Monticelli decise di celebrare la venuta del re d’Italia e l’incontro con Cialdini. Quel che si sa però è che l’incontro monticellese venne accolto benignamente dalla famiglia Basola, allora proprietaria del palazzo.
“Si tratta di una famiglia altolocata di origine ebraica – spiega lo studioso di Monticelli Mario Miti – Basola è un negoziante di tessuti ed è lui a comprare i terreni e poi a mettere a disposizione la residenza di famiglia per ospitare l’incontro fra il re e il generale”.
Oggi l’ex casa Basola è ancora vuota: ma quanto ancora il nome di Cialdini infiammi gli animi lo si capisce leggendo la sua biografia in rete in cui viene presentato come “un assassino di meridionali”.
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