Tomba malmessa a Piacenza, cercansi eredi: un Douglas Scotti si fa avanti da Firenze
27 Ottobre 2023 11:46
Dall’antica Scozia di sovrani e vassalli fino ai giorni nostri nel cimitero urbano di Piacenza, in un piccola cappella di famiglia che cade a pezzi. Certe radici lontane tornano a intrecciarsi attraverso il passaparola e la forza del web, dopo l’articolo pubblicato da Liberta.it lo scorso 18 ottobre, dal titolo “Tombe malmesse, gestori del cimitero cercano eredi: sulle tracce dei Douglas Scotti”.
Durante un sopralluogo nel camposanto di via Caorsana, infatti, l’amministrazione comunale e il gestore privato (Gruppo Altair e Sanitaria Servizi Ambientali) avevano fatto il punto sulle numerose concessioni scadute, almeno 10mila tra circa 70mila defunti totali, oltre alle tante tombe che si trovano in condizioni indecorose e pericolose. La manutenzione spetterebbe alle famiglie proprietarie, e tra queste c’è una cappella cimiteriale che appartiene alla casata nobiliare dei Douglas Scotti, rovinata dal tempo e dai mancati lavori di sistemazione, con parti di intonaco sbriciolate e i nomi sbiaditi. Ma nei mesi scorsi, i responsabili dell’impianto si erano imbattuti in un vero e proprio mistero: che fine hanno fatto i discendenti della famiglia nobile che si arricchì nel corso del XIII secolo con l’attività bancaria e mercantile? Ricerche tramite banche dati e documenti si erano rivelate complicate, le lettere inviate nel Milanese a ipotetici eredi con posta raccomandata erano state rispedite al mittente.
Dopo l’articolo pubblicato da Liberta.it, però, qualcosa si è mosso. Nei giorni scorsi, Alberto Douglas Scotti – toscano, 58 anni, consulente editoriale – ha scritto alla nostra redazione da Firenze: “Ero all’oscuro della cosa e non ho mai avuto modo di visitare la tomba di famiglia a Piacenza. Vi ringrazio di avermi fatto sapere che esiste”. Ed ecco finalmente, dopo mesi di attesa e verifiche, un contatto concreto tra i discendenti lontani dal nostro territorio e i gestori del cimitero urbano.
“DIFFICILE SISTEMARLA” – “Non abbiamo più alcun legame con questa splendida città, se non come turisti. Diciamo che l’ultimo che ha toccato il suolo piacentino come residente autoctono è sepolto lì” racconta Alberto Douglas Scotti, o meglio – anche se i titoli aristocratici non hanno più valore giuridico – il conte Alberto Douglas Scotti. Nel camposanto urbano in via Caorsana ci sono tre cappelle appartenenti alla casata, tra cui appunto una degradata e delimitata con un nastro di sicurezza: in questa piccola struttura cimiteriale la prima sepoltura risale al 1869 e l’ultima al 1899. Tuttavia non ci sono buone notizie: “Se è vero che la casata ha avuto in passato un certo lustro, adesso non è più così. Nel corso del tempo, le condizioni economiche della famiglia non hanno consentito la sistemazione – spiega il discendente -. Credo proprio che non riusciremo a provvedere alla manutenzione, a malincuore”.
LE ORIGINI – Ma intanto il 58enne toscano ci svela le origini della sua casata: “La tradizione vuole che il capostipite sia un certo Sholto, mercenario al seguito di Carlo Magno che prese le armi in aiuto dei Franchi contro i Longobardi. La discendenza non è sicura né lineare per un paio di secoli, nel corso dei quali però, nell’area del Piacentino, spicca ad esempio il nomi di San Fulco, vescovo di Piacenza nel 1210”. Lo stemma vede un montagnardo in abiti scozzesi e un guerriero in armatura ai lati di uno scudo. “La documentazione – prosegue Alberto Douglas Scotti – si fa certa a partire da Lanfranco, da cui la famiglia si divide in vari tronconi, come Vigoleno, Sarmato, Fombio e San Giorgio. Quello di Vigoleno, di cui ho più testimonianze, aveva il suo feudo a Vernasca. Il ramo nobiliare, ai tempi dell’Unità d’Italia, si diffonde a Roma e in Campania, per poi stabilirsi definitivamente nel secondo dopoguerra, con i pochi membri superstiti, in Toscana e Lombardia”.
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