“Uniti per sempre”. Raid for Aid alla meta, consegnate attrezzature e 10mila euro
22 Novembre 2023 04:00
Prosegue il viaggio di Raid for Aid, e i quattro motociclisti guidati da don Silvio Pasquali sono arrivati a destinazione: la scuola rurale di Villa Ortega in Cile per portare la “giustizia educativa”, attrezzature informatiche e ricreative ai ragazzi. Ecco il secondo diario di bordo.
Il traghetto parte da Castro alle 4:30 del mattino, praticamente l’ora che sarebbe dovuto arrivare a Chaiten. Sbarchiamo quindi che è quasi mezzogiorno con un pallido sole ben augurante. A distanza di sei anni torniamo sulla mitica Ruta 7, la Carretera Austral, uno degli itinerari di viaggio più affascinanti dell’intero pianeta. La carretera è un percorso di circa 1250 km tra foreste primordiali, fiumi impetuosi, laghi turchesi e le onde selvagge dell’Oceano Pacifico. La strada , voluta dal dittatore Pinochet (forse l’unica cosa degna di essere ricordata della sua dittatura), richiese più di 20 anni di lavoro e venne completata solo nel 1996. Nel 2017 ne percorremmo circa la metà, da Puerto Mont a Puerto Ingegnere Ibanez, quest’anno vorremmo completare l’opera arrivando fino a Villa O’Higgins. All’epoca era quasi interamente sterrata, oggi la prima parte è stata asfaltata.
Dal piccolo villaggio di Chaiten la pista si perde subito nella fitta foresta. Nella memoria scorrono le immagini di sei anni prima e, per quanto il paesaggio sia molto affascinante, l’asfalto toglie un po’ di mistero al viaggio. Lentamente il sole sparisce, le nuvole si infittiscono e infine arriva anche la pioggia, sempre più insistente. Le montagne incombenti, ancora coperte di neve, ogni tanto fanno capolino tra una nuvola e l’altra, il fragore dei torrenti impetuosi copre anche il rumore dei nostri motori e il vento sferzante alza spruzzi schiumosi dai laghi turchesi.
Il giorno successivo da La Junta partiamo indossando immediatamente le tute antipioggia. Le previsioni meteo non danno scampo. Purtroppo uno dei tratti più scenografici della Carretera Austral lo percorriamo sotto un’acqua battente. La pioggia, incessante, non ci abbandonerà per tutto il giorno, solo negli ultimi 10 km lascerà il campo dandoci il privilegio di arrivare a Coihayque sotto una fitta nevicata natalizia. Domani arriveremo a Villa Ortega, meta principale del viaggio, la cui scuola beneficerà della raccolta fondi effettuata nell’ultimo anno. La sera prima siamo sempre un po’ emozionati, il lungo lavoro di un anno giunge a compimento. Circa 50 km di sterrato e saremmo arrivati. Il cielo è cupo ma fortunatamente non piove. Scorrono i chilometri e l’euforia cresce.
Villa Ortega è un piccolo villaggio circondato dalle cime delle Ande a soli 700 metri di altitudine ma la sua posizione particolare e la latitudine ne fanno un luogo molto freddo e piovoso, come ci dicono i locali con un certo orgoglio, “in piena stile patagonico”. L’accoglienza a scuola è fantastica. Ci stanno aspettando, dai docenti agli studenti e i loro volti trasmettono felicità ed emozione. Sono orgogliosi di mostrare la loro piccola scuola che, con impegno e professionalità, stanno cercando di far crescere. Il nostro contributo servirà a realizzare il progetto “giustizia educativa” volto all’acquisto di materiale principalmente informatico per i ragazzi. Una necessità della quale ormai non si può fare a meno e della quale loro sono quasi totalmente sprovvisti. Dopo il giro della piccola struttura con il preside e i professori comincia la festa. Musica e balli dei ragazzi che cercano di coinvolgerci e poi un piccolo rinfresco. A terminare la giornata di festa portiamo le nostre moto davanti all’ingresso e, ottenuto il permesso del preside, i ragazzi si scatenano gioiosamente per salire sulle moto e farsi scattare una foto. Resteremo in contatto e ci faranno avere informazioni e foto su quanto fatto con la nostra piccola donazione di circa 10mila euro.
Gli abbracci finali sanciscono un legame che ormai ci terrà uniti per sempre a questo piccolo paese e la sua scuola. Felici di aver lasciato un piccolo seme al nostro passaggio torniamo a Coihayque da dove il viaggio proseguirà. Dopo una mattina con freddo intenso ma senza pioggia e un primo pomeriggio quasi soleggiato, dopo circa 200 km, arriviamo a Puerto Rio Tranquillo, piccolo villaggio adagiato in una baia riparata del lago General Carrera, il secondo lago più grande dell’intero Sud America. Con un’imbarcazione raggiungiamo le cattedrali di marmo e altre strane formazioni geologiche che spuntano dalle acque trasparenti del lago. Una delle meraviglie della Patagonia cilena. Le condizioni meteorologiche non migliorano e le previsioni neppure. A malincuore decidiamo di abbandonare il progetto originale di percorrere tutta la Carretera così, all’incrocio di Puerto Guadal giriamo verso l’Argentina dove le condizioni meteo dovrebbero essere migliori. Una splendida pista di ripio corre lungo il lato meridionale del lago General Carrera regalandoci scorci meravigliosi. Sbrigate le solite lunghe formalità doganali ed entriamo in Argentina. Da domani cominceremo a percorrere un’altra strada mitica, la Ruta 40, che corre parallelamente alle Ande per quali 5000 km dal nord al sud dell’Argentina.
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