Trovati i nomi dei piloti precipitati a Bogli. Con il metaldetector tra i reperti
28 Novembre 2023 06:30
Ottant’anni dopo hanno finalmente un nome e una matricola anche quei corpi di ventenni con la divisa della Raf di cui la gente della Valboreca ebbe la semplicità della pietà, ricomponendoli e dando loro sepoltura nei cimiteri di Artana e di Bogli.
Era il 1943 quando si sentì quel boato, nella tempesta di neve della notte tra il 24 e il 25 novembre. Tre bombardieri Wellington, partiti dalla Tunisia e diretti a Torino per bombardare alcune sedi Fiat, non avevano retto alla bufera.
I nomi dei caduti ad Artana si sono tramandati intatti: James Green, pilota e capitano, aveva solo 22 anni; Cyril Baynton, 27; Gordon Herbert Edmund Willmott, 22; John Williamson, 22; Linton Patrick Sanderson, 27. Invece la certezza sull’identità dei piloti morti a Bogli si è avuta solo nei giorni scorsi, incrociando le cartografie e dopo il non semplice accesso ai documenti secretati della Raf.
Quei nomi sono stati pronunciati domenica al termine della messa a Capannette di Pej, celebrata da don Enzo Manici. Sono: Brian Hugh Papworth, Clifford Arthur James, Gordon William Marshall, Reginald William Longley, Dudley Gordon George Buckle.
La ricerca non è stata semplice e fondamentale è stato l’intervento di cartografi e del Grac, il Gruppo ricercatori aerei caduti a Piacenza, rappresentato domenica a Pej da Arrigo Francani e Stefano Terret.
In cinquanta domenica hanno ricordato la tragedia dei Wellington al “Pranzo dell’aviatore” organizzato all’albergo Tambussi di Capannette. Tre metal detector ad alta precisione, capaci di trovare un centesimo in profondità, hanno permesso altre ricerche per trovare i resti degli aerei.
“Questa terra trabocca di storia, da Annibale a Hemingway, da Einstein ai Malaspina, fino a personaggi leggendari locali. La nostra idea, come gruppo del “Postino”, è quella di destagionalizzare gli eventi per sostenere la vallata non solo in estate”, spiega tra i promotori Paolo Zanardi.
Il pranzo è stato accompagnato da Anaïs Rio al piffero e Daniele Scurati alla fisarmonica.
L’ARTICOLO DI ELISA MALACALZA SU LIBERTÀ
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